LA REPUBBLICA
Giustizia, scontro sulle intercettazioni rinvio a settembre
Orlando: “Escluderemo i giornalisti dalla norma sulle
registrazioni il governo interverrà in seguito nella delega”
lun.27 – ROMA. Il Guardasigilli Andrea Orlando, nella sua La Spezia, ha passato una domenica tranquilla. Quando, a tarda sera, gli si chiede che fine farà l`emendamento blocca Jene lui giura di non avere ancora la soluzione
pronta in tasca. Annuncia due alternative: «O lo ritocchiamo per escludere i giornalisti oppure ne facciamo un punto della delega sulle intercettazioni più
generico, comunque a tutela della privacy dei cittadini». Ma chi gli ha parlato in questi giorni sa bene che il ministro della Giustizia preferirebbe la seconda
soluzione, un`indicazione più generica che lasci poi al governo margini di manovra per trovare, nel futuro decreto legislativo sulle intercettazioni,
una strada che accontenti anche Ncd. Gli alfaniani ormai ne fanno una questione di principio, al punto da dire: «Non siamo disponibili a prendere a scatola chiusa la proposta del Pd. Se i principi restano intatti va bene, ma non accettiamo una marcia indietro». Sanno che il responsabile Giustizia del Pd David Ermini e anche la presidente della commissione Donatella Ferranti stanno lavorando a una nuova versione che riduce la pena “nel massimo” a 4 anni e introduce una clausola di salvaguardia per il giornalisti.
Ma adesso il problema è un altro, quello dei tempi. Alla domanda «ma riuscirete ad approvare il ddl sul processo penale, con dentro la delega sulle intercettazioni, in questa settimana».
Orlando risponde con un «io penso di sì…». Sa bene anche lui, come lo sa tutta la maggioranza, che il gruppo degli esperti di giustizia di M5S ha trascorso il fine settimana a preparare centinaia di emendamenti sul ddl per bloccare l`approvazione, che non gode dei tempi contingentati, e farla rinviare a settembre. Uno slittamento “strategico” che potrebbe anche far comodo alla maggioranza in evidente difficoltà per via della norma voluta da
Ncd. Non solo: dopo la denuncia del presidente dell`Anm Rodolfo
Maria Sabelli a Repubblica sul rischio che saltino le indagini di mafia, terrorismo e corruzione per via della norma che impone ai pm di chiudere le inchieste 3 mesi dopo la scadenza delle indagini preliminari pena l`avocazione del procuratore generale, il mondo delle toghe è in allarme. Dice all`Ansa il procuratore di Torino Armando Spataro: «È una norma pericolosa per il sistema processuale. Si rischia di dar spazio a prassi burocratiche e amputare il corretto esercizio del principio di obbligatorietà dell`azione penale».
Spataro critica anche la norma sulle intercettazioni fraudolente e la definisce «un serio attacco al giornalismo d`inchiesta». Una norma peraltro inutile
perché «già adesso è possibile punire chi diffama e chi interferisce nella vita altrui».
I grillini non daranno tregua, e potrebbero avere gioco facile in un calendario stretto. Oggi la discussione generale.
Martedì pomeriggio l`inizio del voto sugli emendamenti. Mercoledì pomeriggio alle 16 un informativa, con dibattito, di Padoan sulla Grecia e già giovedì il decreto sulle missioni all`estero. Dice Ermini: «Ma noi possiamo star qui anche venerdì e sabato, siamo pagati per questo». Ma potrebbe non bastare, perché il ddl è composto di 34 articoli. Dice il grillino Alfonso Bonafede: «Non faremo sconti, ma faremo di tutto per fermare questa legge vergogna. È stato solo grazie a noi se è scoppiato lo scandalo della norma blocca Jene approvata dalla maggioranza nottetempo quasi fossero dei ladri.
La maggioranza continua nella sua assurda strategia, anziché lottare contro la corruzione, lotta contro le intercettazioni che hanno fatto scoppiare e conoscere i casi di corruzione, tipo il Rolex regalato al figlio di Lupi».
Dunque raffica di emendamenti che, senza tempi contigentati, potrebbero allungare la discussione a dismisura. Inevitabile, a questo punto, il rinvio a
settembre. LIANA MILELLA