IL CORRIERE DELLA SERA
Il governo: giustizia in Aula dopo il voto
I dubbi dei magistrati
sab. 19 – L’ ultima promessa di Matteo Renzi è un «orientamento», manifestato al ministro della Giustizia Andrea Orlando, per mettere in calendario al Senato la riforma del processo penale il prossimo 7 dicembre. Con tanto di maxi-emendamento sul quale porre la fiducia. Ma è, appunto,
solo una promessa. Buona per i magistrati, in quanto fissa una scadenza per eventuali proteste («di estrema energia») nel caso non venga mantenuta. A loro della riforma non interessa granché, su diversi punti sono contrari (il presidente dell`Anm Davigo l`aveva definita «inutile e dannosa»), mentre contano molto sulle modifiche in materia di proroga dell`età pensionabile e possibilità di cambiare ufficio prima del nuovo termine imposto dal governo. Il ministro vuole inserirle nel maxiemendamento per incassare l`approvazione della riforma con il sostegno delle toghe.
Ma sarà molto difficile. Perché il 7 dicembre è una data scritta sull`acqua; politicamente non si sa che situazione ci sarà dopo il referendum, e praticamente i senatori dovranno avviare proprio in quei giorni la sessione finanziaria per approvare la legge di Stabilità. Pretesti ottimi per rinviare ulteriormente, e forse affossare definitivamente una legge che continua a
dividere il Pd dagli alleati di centrodestra, Ncd e verdiniani, per le nuove regole sulla prescrizione e altri aspetti. Orlando avrebbe voluto chiudere la partita prima del referendum, ma Renzi e la ministra Boschi (stando a voci di corridoio piuttosto attendibili) hanno detto no. Troppo rischioso. Più di quello che ha fatto il Guardasigilli non può fare, ma per ottenere i cambiamenti auspicati i magistrati ormai sperano più nel decreto mille-proroghe che in una riforma che rischia di rimanere lettera morta. Gio. Bia.