IL CORRIERE DELLA SERA
Il Pd chiude il caso intercettazioni
«Resta il carcere, non per i cronisti»
Ma sul tetto dei tre mesi per completare le inchieste si apre un altro fronte con le toghe
ROMA. Per tentare di smorzare le polemiche sulla riforma del processo penale presentata dal governo, ieri il Partito democratico ha depositato all`Aula della Camera un emendamento alla legge delega nella parte
che riguarda le intercettazioni. Rispondendo all`allarme lanciato in particolare dal Movimento 5 Stelle e dalla magistratura contro una norma
«bavaglio», il testo di modifica prevede che «la punibilità è esclusa quando le registrazioni o le riprese sono utilizzabili nell`ambito di un procedimento
amministrativo o giudiziario o per l`esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca». Ecco perciò dimostrato, commenta il ministro della Giustizia
Andrea Orlando, che «non c`è alcuna volontà di colpire la stampa».
Resta, invece, la pena fino a quattro anni di reclusione richiesta dall`Ncd: ma limitata a chi diffonde «al solo fine di recare danno alla reputazione o all`immagine altrui, riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni,
anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate fraudolentemente».
Giudici e opposizioni però avevano protestato anche contro l`obbligo per i pubblici ministeri di chiudere le inchieste entro tre mesi dalla scadenza
dell`ultimo termine di indagine, pena l`avocazione del procedimento: un tetto che, secondo l`Anm, metterebbe in pericolo le indagini nei casi di
terrorismo, mafia, corruzione. «Il nostro emendamento fa chiarezza anche su questo – fa sapere David Ermini, che lo ha firmato insieme con Walter Verini
– perché i tre mesi cominceranno a decorrere soltanto dopo la notifica alle parti della conclusione delle indagini. Fissando tempi certi, vogliamo garantire il cittadino indagato e limitare la prescrizione».
Inoltre, il testo del Pd propone una norma transitoria in base alla quale il provvedimento riguarderà soltanto i procedimenti penali che verranno avviati
dopo l`entrata in vigore della riforma.
L`Ned si dichiara soddisfatto e condivide le modifiche. Mentre
il ministro dell`Interno Angelino Alfano sottolinea che «serve un punto di equilibrio tra diritto all`indagine e diritto alla riservatezza. La segretezza delle comunicazioni fra privati è un principio che rischia di essere oscurato nessuno perché difende i cittadini dalla violazione della loro privacy».
E oggi, prima dell`inizio dei lavori dell`Aula, si riunirà il Comitato dei nove per prendere atto delle proposte del Pd.
Intanto Enrico Costa, viceministro della Giustizia, rende noto che il testo del governo «non era blindato» e che «ci sarà grande disponibilità a prendere in considerazione le proposte migliorative».
E, anche se i tempi per il dibattito parlamentare non sono contingentati, la maggioranza dichiara di non temere i seicento emendamenti con i quali
il M5S potrebbe provare a fare ostruzionismo. Anzi, ritiene di poter arrivare ad approvare la riforma in prima lettura (dopo passerà al Senato) entro la pausa estiva, come continua ad auspicare il ministro Orlando.
Ma anche il Csm darà un nuovo parere sulle ultime possibili modifiche su intercettazioni e «tetto» dei tre mesi. La Sesta Commissione di Palazzo
dei Marescialli, che si era già espressa sul testo del governo ora soggetto a emendamenti, assicura tempi strettissimi. Così il plenum potrebbe licenziare
la legge prima della pausa estiva: domani o dopodomani. R. R.