IL MESSAGGERO
Intercettazioni, dal Pd arriva lo stop: niente carcere per i giornalisti
Processo penale, rivolta delle procure contro i nuovi tempi
Roberti: con questa norma Mafia Capitale non si sarebbe fatta
IL CASO
ROMA Tamponata la prima falla dell`emendamento Pagano (Ncd) sulle intercettazioni “rubate” grazie a un correttivo Pd che esclude i giornalisti dalla
punibilità, una seconda falla potrebbe mettere a rischio naufragio la riforma del processo penale, da ieri all`esame dell`aula di Montecitorio. Le più feroci polemiche, stavolta, arrivano dalle principali procure e rimbalzano
a Palazzo dei Marescialli, dove il Csm preannuncia un nuovo parere al testo.
L`ALLARME
A destare preoccupazione è l`emendamento a firma di Anna Rossomando (Pd), votato l`altra notte in Commissione Giustizia, che dà tre mesi di tempo al pm per decidere al termine delle indagini preliminari se chiedere il
rinvio a giudizio o l`archiviazione, pena l`avocazione dell`inchiesta da parte della procura generale.
Il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, è “tranchant” e al Messaggero, dice: «Con una simile norma un`indagine complessa come Mafia Capitale non si sarebbe fatta con la completezza e
la ponderazione con la quale è stata condotta dai magistrati della Dda di Roma». Quei tre mesi sono, a detta di Roberti, un termine «irragionevole, specialmente quando si tratta di indagini complesse». Un`altra norma
preoccupa le “toghe”: aver introdotto come illecito disciplinare le violazioni nell`iscrizione delle notizie di reato. «E` una norma superflua, visto che già oggi í magistrati, in base all`art. 124 del codice di procedura penale, hanno
l`obbligo di osservanza delle norme processuali. Aggiungerne un`altra – afferma Roberti – significa condizionare le valutazioni dell`autorità giudiziaria». Il tam-tam delle “toghe” era già arrivato alle orecchie del Pd.
Tanto da aver indotto, ieri, David Ermini e Walter Verini a presentare non uno ma tre emendamenti.
I CORRETTIVI
Il primo è per rimediare al “pasticcio” della norma Pagano, escludendo dalla punibilità coloro che compiono registrazioni o riprese «utilizzabili nell`ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l`esercizio
del diritto di difesa o del diritto di cronaca». Gli altri due correttivi, invece, per “ammorbidire” – ma non escludere – il tetto dei tre mesi: il limite varrà «dal termine massimo di durata delle indagini e comunque – si specifica
– dalla scadenza dei termini previsti dall`art.415 bis», ovvero dall`avviso di conclusione delle indagini; dalle nuove regole, inoltre, sono escluse le indagini
in corso. Ma gli aggiustamenti non convincono i magistrati: «Da un lato ci si chiede grande ponderazione, dall`altro di fare in fretta. Ma col carico di lavoro che hanno i magistrati – fa notare il procuratore Robertí – significa
mettere fretta anche alle valutazioni».
Senza dubbio il Guardasigilli Orlando è riuscito a disinnescare la prima mina, quella della cosiddetta norma «ammazza-Iene»: «Non c`è alcuna volontà di colpire la stampa», andava assicurando ieri mentre in Aula il Pd presentava
un correttivo in grado di soddisfare anche Ncd.
IL TIMING
«Ritengo che ci siano le condizioni per una seria e coerente intesa di maggioranza», ha fatto sapere il viceministro alfaniano Costa. Ma la strada è tutta in salita. Impossibile chiudere entro la settimana. M5s ha presentato 600 emendamenti e, nel complesso, al netto dei “doppioni”, quelli da votare sono circa 500. Silvia Barocci