PROCESSO PENALE: Intercettazioni, le bugie di Gratteri (Il Garantista)

IL GARANTISTA

IL PARTITO DEI GIUDICI SCATENATO CONTRO LA NORMA ANTI IENE
Intercettazioni, le bugie di Gratteri
SECONDO IL FAMOSO PM, SE APPROVATO, L`EMENDAMENTO
CHE VIETA LA DIFFUSIONE DI IMMAGINI O AUDIO RUBATI
IMPEDIREBBE LE INDAGINI SULLA MAFIA. NIENTE DI PIÙ
FALSO. È UN FATTO DI CIVILTÀ CHE PERÒ DA FASTIDIO

 

Il dottor Gratteri ha sempre rifiutato di discutere con noi del “Garantista”,
perché ci ritiene dei malfattori o giù di lì. Ha detto varie volte: “non li querelo per non dar loro soddisfazione”. Noi però non possiamo esercitare la “reciprocità”, perché mentre noi siamo solo un piccolo giornale che non fa male a nessuno, lui è il Pm più importante d`Italia, è il capo di una commissione governativa per riformare la giustizia, è il candidato perenne ad essere ministro Guardasigilli, è un giudice potente che spesso manda in prigione molta gente. A ragione o a torto. E perdipiù è adorato da quasi tutti
i giornalisti giudiziari importanti. Dunque finché potremo non rinunceremo
al diritto di critica. Ieri il dottor Gratteri ha rilasciato un`intervista al “Fatto Quotidiano” (e il “Fatto Quotidiano” ha aperto la prima pagina del giornale con questa intervista, giustamente considerata clamorosa) nella quale sostiene che il famoso emendamento-Pagano sulle intercettazioni (seppellito in poche ore da giornali e politica, su input o forse ordine dell`Anm) se approvato impedirebbe ai magistrati di indagare sulla mafia.

Il titolo dell`intervista (che corrisponde al testo) è chiarissimo e riassuntivo.
Lo trascriviamo: “Gratteri: un regalo ai boss”. Questa è la riga grande che occupa quasi tutta la testata. E sotto c`è una riga più piccola che spiega meglio: “Stop alle registrazioni e ghigliottina sulle indagini su Cosa Nostra:
assurdo”. Nel corso dell`intervista Gratteri afferma in modo molto netto: “Questi provvedimenti renderebbero di fatto impossibili le indagini per mafia”. Adesso trascriviamo il testo dell`emendamento Pagano che costituirebbe il regalo ai boss e sancirebbe lo stop alle indagini: “Chiunque diffonda, al fine di recare danno alla reputazione o all`immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. La punibilità è esclusa quando le riprese costituiscono prova nell`ambito di un procedimento dinnanzi all`autorità giudiziaria o siano utilizzate nell`ambito di esercizio del diritto di difesa”. E` assolutamente e innegabilmente chiaro che questo emendamento non danneggia nessun tipo di indagine. Non punisce le registrazioni ma la loro diffusione. Esclude qualunque sanzione a chi intercetti a scopo di indagine. Può non piacere ai giornalisti che ritengono proprio diritto sputtanare chi vogliono, e si può discutere finché si vuole, legittimamente, di questo diritto e se sia un elemento di trasparenza e di democrazia – come sostengono alcuni – o invece una tendenza all`inciviltà, o al bigottismo, o al linciaggio morale, come sostengono altri, tra i quali noi. Ma i magistrati da questo emendamento non vengono nemmeno sfiorati.
Dice Gratteri che il commerciante che volesse registrare le minacce di chi gli chiede il pizzo non potrebbe più farlo. Non è così. Dice una cosa sbagliata.
Oseremmo dire: dice una cosa falsa.

I casi sono due, e tutti e due, francamente , preoccupanti. O Gratteri non ha letto l`emendamento (ed è possibile, anzi probabile che sia così) oppure se lo
ha letto informa i lettori del “Fatto” fornendo loro notizie false per semplice amor di polemica.

Nella seconda parte dell`intervista Gratteri se la prende con un`altra norma dell`emendamento, quella che fissa in tre mesi il termine entro il quale una indagine deve essere chiusa o con l`archiviazione o con il rinvio a giudizio. Sostiene, Gratteri, che in tre mesi non c`è il tempo per raccogliere le prove, e in questo modo si aiutano gli imputati, cioè i mafiosi. Non dice però che
questa norma già esiste, e l`emendamento si limita a renderla più stringente, riducendo la possibilità di proroghe che oggi è la norma in tutte le indagini.
(C`è un mio amico, in Calabria, un ex sindaco, che fu indagato da Gratteri nel 1993 e la richiesta di archiviazione arrivò nel 2005…). Non dice neanche
che molti Pm, di solito, per aggirare questa norma (già oggi) dilatano i tempi inviando gli avvisi di garanzia con un notevole ritardo rispetto al vero inizio dell`investigazione. Oppure trovano i Gip che per anni e anni concedono
loro proroghe su proroghe rendendo “eterna” la nostra giustizia e – oltretutto – automatica la prescrizione.

E poi non dice neanche un`altra cosa. Non racconta di quella volta che mandò mille uomini armati a circondare Paltì, nel 2002, e fece una retata con 140
arresti e altri cento incriminati, e poi ci mise non tre mesi ma tre anni per chiedere il rinvio a giudizio, e tuttavia le cose non andarono bene: 7 condanne 7. Più di duecento assolti! Eppure non gli era mancato il tempo per le indagini preliminari!
Infine non dice, o forse non sa, che il nostro codice di procedura stabilisce che il luogo dove si formano le prove è il dibattimento, e non la fase delle indagini
preliminari, che devono essere rapide e servire soltanto a verificare la solidità degli indizi.

I magistrati che svolgono le indagini preliminari (in condizioni di superiorità rispetto alla difesa) non hanno il compito di raccogliere le prove e consegnarle
a un tribunale che ratifichi, ma solo di formulare l`accusa. La verità è che il mondo della magistratura che gravita attorno all`Anm è scosso per via di questa vicenda-Crocetta, e cioè l`intercettazione che non c`è ma che
qualche magistrato ha inventato e passato ai giornalisti dell`Espresso.
E invece di prendersela contro l`usanza di adoperare le intercettazioni non per indagare ma per sputtanare la gente, l`Anm se la prende con le mosche
bianche che, in Parlamento, cercano di introdurre qualche norma pallidamente garantista che faccia assomigliare la nostra civiltà giuridica a quella degli altri paesi europei (dove, mediamente, il numero delle intercettazioni autorizzate dalla magistratura è 200 volte inferiore a quelle “italiane”). Domenica, “Il Fatto”, e cioè lo stesso giornale che ha ospitato Gratteri e che sta guidando, insieme all`Anm, la campagna contro la limitazione delle intercettazioni, faceva squillar la tromba con l`editoriale del direttore. Il quale, senza falsi pudori, faceva notare a Renzi che tutti i governi che sin qui hanno osato mettere in discussione il potere della magistratura (da Amato, a Berlusconi, e di nuovo ad Amato II, e di nuovo a Berlusconi, e poi Prodi e poi ancora Berlusconi) sono stati fatti cadere in pochi giorni, prima che qualunque riforma della giustizia fosse possibile, e sostituiti da governi con ministri della Giustizia più graditi ai magistrati. E` vero, è andata proprio come dice Travaglio. Che si sia trattato di colpo di mano o no è un`altra questione. Piero Sansonetti


L`emendamento contestato

Chiunque diffonda, al fine di recare danno alla reputazione o all`immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni.
La punibilità è esclusa quando le riprese costituiscono prova nell`ambito di un procedimento dinnanzi all`autorità giudiziaria o siano utilizzate nell`ambito di esercizio del diritto di difesa” 

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