ITALIA OGGI
La decisione oggi all’ordine del giorno della conferenza dei capigruppo
La riforma del processo penale torna in aula al Senato
La riforma del processo penale dovrebbe tornare in aula al Senato. La certezza si avrà oggi al termine della riunione della conferenza dei capigruppo, mentre è in queste ore che si stanno definendo le modifiche al testo in modo da, per un verso, dare seguito alle aperture del premier Matteo Renzi all’Associazione nazionale magistrati nell’incontro del 28 ottobre scorso; ma dall’altra fare in modo che la maggioranza non entri in sofferenza sul solito tema della giustizia a meno di un mese dal referendum. Certamente ci sta lavorando il Pd, mentre ieri ambienti di Ap hanno escluso lo sblocco del provvedimento. I temi sul tappeto riguardano l’ordinamento giudiziario con riferimento ai compiti e responsabilità dei pm in merito alla iscrizione nel registro degli indagati ed all’esercizio dell’azione penale, che secondo il testo attuale del disegno di legge deve avvenire entro tre mesi dalla chiusura delle indagini pena l’avocazione del procuratore generale. «Ci vorrà un forte accordo politico all’interno della maggioranza per cambiare il testo», riferisce il relatore Giuseppe Cucca (Pd), per il quale però alcune richieste di Anm sono frutto di un equivoco. «Sulla iscrizione nel registro degli indagati, il nuovo testo non sposta il quadro attuale né introduce modifiche significative»; altra faccenda quella dei tre mesi, che rimarranno quelli ma si sta lavorando ad una modifica in modo che l’avocazione da parte della procura generale avvenga con una motivazione esplicita forte. Poi ci sarebbero gli altri emendamenti «tecnici»: quello sulla sinteticità degli atti anche nel penale e quello che mira a garantire l’anonimato di traduttori e interpreti impegnati in alcuni processi, spesso minacciati a causa della loro attività. Ma sul punto si sono fatti sentire gli avvocati, che ritengono la proposta non adeguata ai diritti di difesa. Nessuno stralcio poi delle norme sull’ordinamento penitenziario, fermamente volute dal ministro della giustizia Andrea Orlando che sabato scorso al congresso di Magistratura democratica aveva invitato i magistrati a sostenere la riforma carceraria anche per recuperare il gap di disuguaglianza sociale. Obiettivo oggi rafforzato dall’appello di domenica di papa Francesco che ha invocato il rispetto della dignità all’interno del carcere, chiedendo un provvedimento di clemenza per i meritevoli. E mentre Piercamillo Davigo è tornato ieri sul tema della disciplina delle impugnazioni che a suo avviso andrebbe rivista, le correnti MI e Area litigano sull’apertura dei consigli giudiziari agli avvocati con diritto di voto, che il cdc di Anm aveva esplicitamente escluso. Claudia Morelli