IL GIORNALE D’ITALIA
Tra giudici e Pd le prime frizioni
DALLE INTERCETTAZIONI ALLA RIFORMA DEL PROCESSO: È SCONTRO TRA DUE VECCHI “AMANTI”
Magistratura e Pd, stavolta è divorzio
L’Anm attacca a testa bassa: danni all`attività investigativa, correggere il testo
Dal partito repliche al veleno: posizioni corporative, la giustizia abbia tempi certi
Scomunica in corso d`opera dell`Associazione Nazionale Magistrati sul disegno di legge sulla Giustizia intercettazioni. L`Anm aveva già manifestato forti riserve in occasione dell`audizione davanti alla Commissione, ma ieri sul provvedimento in discussione alla Camera è andata giù davvero dura. “Per effetto degli emendamenti approvati in sede di esame da parte della stessa Commissione, il testo risulta addirittura gravemente peggiorato – sottolinea l`Associazione magistrati – La previsione di un termine di tre mesi successivo alla durata massima delle indagini costituisce un danno gravissimo all`attività investigativa e in particolare alle indagini più delicate e complesse, comprese quelle per terrorismo, mafia, corruzione e criminalità economica. E’ impossibile anche solo immaginare che, conclusa la fase investigativa, in tre mesi la polizia giudiziaria possa ascoltare migliaia di intercettazioni e redigere informative complesse e il pubblico ministero e il gip possano esaminare voluminosi fascicoli e scrivere articolate richieste e ordinanze cautelari nei confronti di numerosi indagati”.
Dalle valutazioni tecniche a quelle politiche il passo è breve. “Ancora una volta emerge il tentativo di risolvere il problema dell`eccessiva durata dei processi non con riforme strutturali ma imponendo termini illusori che nessuno potrà rispettare”. E poi va al sodo: “L`introduzione del nuovo reato di diffusione di registrazioni fraudolente effettuate da soggetto presente al colloquio da un lato ignora l`esistenza di altre norme che già puniscono condotte analoghe (diffamazione, interferenze illecite nella vita privata), dall`altro rischia – di comprimere iniziative che rivestono un oggettivo interesse generale (ancorché svolte da soggetti diversi dai giornalisti professionisti)”. E ancora: “Interventi su materie così delicate e con effetti
così pesanti non dovrebbero essere affidati, come invece avvenuto, a emendamenti presentati e approvati nello spazio di pochi giorni o addirittura
di poche ore”. Di qui l`auspicio “quanto meno” di una “correzione dei profili maggiormente critici, in attesa che si realizzi una rivisitazione sistematica del settore penale”.
La replica di Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Giustizia della Camera, non è comunque improntata alla cieca obbedienza. “Le posizioni dell`Anm meritano sempre rispetto, attenzione e disponibilità al dialogo. Anche quando appaiono unilaterali e su certi punti sbrigative. Quella sul disegno di legge sul processo penale, per esempio, lo è. Il nostro intento è stato ed è quello, sui punti che l`Anm critica più aspramente, di tenere insieme le esigenze investigative con il diritto di qualsiasi cittadino a sapere, dopo quasi trenta mesi, se il suo destino di indagato è quello di essere rinviato a giudizio o archiviato”. Fuor di polemica, difendono l`operato della commissione anche il viceministro alla Giustizia Enrico Costa e il deputato Anna Rossomando, mentre Donatella Ferranti e David Ermini esprimono “stupore e perplessità” per le dure critiche ricevute: “Su tutti i temi e i provvedimenti – affermano la presidente della commissione Giustizia
della Camera e il responsabile Giustizia del Pd – l`Anm ha sempre avuto la possibilità, alla pari degli altri organismi rappresentativi di chi opera nel sistema giustizia, di interloquire e da parte del legislatore c`è sempre stata e sempre ci sarà la massima disponibilità al confronto e alla riflessione, ma riesce difficile accettare che possa passare un`informazione così errata e fuorviante come quella divulgata dall`Anm perché nessun articolo della riforma incide o limita la durata massima delle indagini né arreca “danni gravissimi” a quelle più delicate e complesse”.
Con questa conclusione: “se si vogliono le riforme – concludono Ferranti ed Ermini – bisogna avere il coraggio di superare posizioni meramente corporative e confrontarsi davvero nel merito. In Parlamento stiamo portando avanti anche la riforma della prescrizione che sulla base del riconoscimento
della specificità dei reati di corruzione arriva addirittura a raddoppiare
i termini attuali, ma è una riforma che necessariamente deve andare di pari passo con tempi certi e prevedibili anche per la fase delle conclusioni e delle indagini preliminari”. Robert Vignola