PROCESSO TELEMATICO: Pct, la carta in soffitta (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

 

I chiarimenti del mingiustizia

Pct, la carta in soffitta

Nessun ritorno alla carta nel processo civile. L’obiettivo del governo, semmai, è quello di stabilire delle regole uniformi a livello nazionale, al contrario di quanto accaduto in questo primo anno di avvio del processo telematico. Lo afferma il ministero della giustizia, in una nota in cui smentisce quanto affermato dai giovani avvocati dell’Aiga che, insieme all’Associazione nazionale forense, hanno interpretato l’emendamento all’art. 19 del dl Fallimenti, che demanda a un decreto del ministro «le misure organizzative per l’acquisizione anche di copia cartacea degli atti depositati con modalità telematica», come «un ritorno all’era della carta, creando un inutile binario telematico e cartaceo». «L’obiettivo», spiega via Arenula, «è proprio quello di porre fine alle prassi distorte di un eccessivo ricorso alla copia di cortesia». L’Aiga, in un’altra nota diffusa ieri, ha commentato negativamente le modifiche introdotte dal Consiglio nazionale forense al regolamento sul corso dei cassazionisti (si veda ItaliaOggi di ieri), confermando l’intenzione di segnalazione all’Antitrust. In particolare, secondo Aiga, la modifica relativa alla possibilità di far scegliere al candidato una parte delle materie del test selettivo «è un intervento poco risolutivo», rimarca la presidente, Nicoletta Giorgi, «soprattutto riguardo alla partecipazione ai corsi, che si tengono a Roma e in poche sedi di corte d’Appello: sarà quantomeno necessaria l’introduzione della formazione in videoconferenza. Nel complesso rimane la nostra valutazione negativa sul regolamento e per questo resta la nostra intenzione di segnalarlo all’Antitrust, come preannunciato nella lettera inviata al presidente Mascherin il 20 maggio scorso». L’Associazione ha invece commentato positivamente l’apertura, da parte di Mascherin, alle proposte per un’autoregolamentazione che tuteli i collaboratori di studio, dipendenti di fatto di uno studio legale ma senza contratto. «Da tempo evidenziamo la forte portata del fenomeno», afferma Giorgi, «l’80% dei collaboratori di studio oggi non ha alcun contratto, pur lavorando nella maggior parte dei casi per un unico studio legale. Siamo pronti a collaborare con l’Associazione dei giuslavoristi italiani e con Cassa forense per definire nel dettaglio le forme del contratto del collaboratore di studio, nonché i relativi profili previdenziali».   Gabriele Ventura 

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