MONDOPROFESSIONISTI
Processo telematico allarme sicurezza
Anai. Le falle in Sicilia e Calabria potrebbero verificarsi in altre regioni
Il Ministero della Giustizia risponde all’Associazione Nazionale Avvocati Italiani che nelle scorse settimane aveva denunciato le falle nella sicurezza del processo telematico. E con una nota da Via Arenula precisano che il guasto, che si è verificato nel corso di pochi giorni presso la sala server di Messina, da cui dipendono gli uffici giudiziari dei distretti di Palermo, Caltanissetta, Messina, Catanzaro e Reggio Calabria, è stato risolto senza nessuna interruzione delle funzionalità del deposito telematico. «Poiché – dichiara il presidente Anai Maurizio de Tilla – il guasto si potrebbe verificare in altre sedi giudiziarie del territorio italiano non è utile minimizzare quanto è accaduto che è piuttosto grave». Il presidente Anai elenca alcune ragioni e l’estensione del “tilt telematico” che ha interessato la Sicilia e la Calabria: «La caduta di tensione del server processi ha bloccato il sistema telematico da lunedì 11 aprile intorno alle 13,00 fino al 18 aprile 2016 (e in alcuni territori anche oltre). Si sono, tra gli altri, bloccati i seguenti applicativi: il SIES Penale Misure prevenzione Messina, il Sicp Penale di tutto il Tribunale e Giudice di Pace Messina, il SGP ha riguardato solo il Giudice di Pace Civile per tutti gli uffici, il SICID ha riguardato quasi tutti gli uffici del Tribunale e della Corte di Appello Civile, il Siecic le esecuzioni e i fallimenti per tutti gli uffici a causa del disallineamento dei server dati dei vari Db Oracle. Tutto ciò principalmente in relazione al fatto che Messina gestisce senza “ruota di scorta” Sicilia e Calabria. Nel periodo di interruzione – continua de Tilla – gli Uffici giudiziari territoriali sono esplosi in quanto all’utenza quotidiana si è aggiunta quella qualificata che chiaramente non ha potuto utilizzare lo strumento telematico, soprattutto per gli atti in scadenza, provocando rinvii di udienze e privazione dell’invio telematico. In buona sostanza, la Calabria con Reggio Calabria e Catanzaro, e la Sicilia con Palermo, Termini Imerese, Enna, Agrigento, Sciacca, Trapani, Marsala, Caltanissetta e Gela, si sono bloccate. Il blackout ha danneggiato alcuni dischi fissi ma soprattutto la struttura e la congruità dei “database oracle” con i quali sono gestiti tutti i servizi del processo telematico civile. Ciò ha impedito di poter recuperare facilmente i dati e le informazioni dalle copie di backup, dovendosi recuperare tutti i dati corrotti e persi ed essere sicuri che i database non presentassero errori. Questa operazione ha richiesto alcuni giorni di lavoro ed è stata necessaria la collaborazione di analisti della Oracle, casa produttrice del software di gestione dei database. Sicuramente sono andati persi alcuni dati (circa un’ora di registrazioni ed inserimenti effettuati a ridosso dell’incidente). Le cancellerie hanno dovuto capire cosa è andato perso e ripristinare correttamente le informazioni sui processi. Non è escluso l’avvio di procedure di ricostruzione anche parziale dei fascicoli processuali. Numerose udienze, mancando il fascicolo processuale, sono state rinviate, molte scadenze e termini perentori scaduti durante il periodo di blackout dei sistemi informativi saranno oggetto di procedure di rimessione in termini attraverso le quali, su istanza di parte, i giudici dovranno riassegnare alle parti i termini incolpevolmente scaduti. Tutti questi danni e ritardi si ripercuoteranno necessariamente sulla già precaria situazione del contenzioso civile e dei suoi tempi biblici. Secondo gli esperti si tratta di un incidente annunciato – afferma de Tilla – perché nonostante il Pct sia entrato a pieno regime da più di un anno e mezzo, le strutture e soprattutto le procedure di Disaster Recovery non sono mai state compiutamente progettate, organizzate e messe in opera. Si deve considerare che per esempio per il repository documentale dove sono allocati tutti i documenti processuali, non è previsto un sistema di backup. In altri termini, posto che ogni atto processuale (sia che provenga dalle parti che dai giudici che dai suoi ausiliari [cancellieri, consulenti, curatori, custodi, ecc…]) ormai viene depositato e conservato esclusivamente in formato digitale, un problema a tale repository, come quello già accaduto, rischia di determinare la perdita irreversibile di tutti gli atti del fascicolo processuale d’ufficio. L’incidente avrebbe potuto avere un impatto prossimo allo zero se fosse stata prevista la duplicazione in “mirroring” dei server in altra sala server (cosiddetta ridondanza dei sistemi) in modo che, se saltava la sala server principale, si sarebbe potuta attivare immediatamente quella di “riserva”, senza che gli utenti avvertissero alcuna interruzione del servizio e senza che si perdesse un solo dato o informazione». L’Anai chiede al Ministero della Giustizia: «Con quale senso di responsabilità si è attuato il processo telematico, senza un preventivo adeguato sistema di sicurezza? Permane a tutt’oggi il pericolo della cancellazione dei processi? È assicurato lo Stato per i danni e i pregiudizi subiti e subendi da cittadini, avvocati e giudici per il tilt del processo telematico?»