PROFESSIONI: Amministratori a rischio (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

L’sos dei commercialisti: rivedere il decreto per salvare gli incarichi

Amministratori a rischio

Compensi minimi per gestire i beni confiscati

 

 

 

«Con questi compensi nessuno vorrà più assumere incarichi di amministratore giudiziario. Neanche gli studi professionali più attrezzati e consolidati in materia». È una denuncia, ma soprattutto un allarme quello che arriva da Maria Luisa Campise consigliere nazionale dei commercialisti delegata alle funzioni giudiziarie che torna ancora a parlare di decreto compensi per gli amministratori giudiziari e a chiedere al ministero della giustizia, che dopo cinque anni sta ancora lavorando al testo dopo le osservazioni del Cds, di recepirne le indicazioni che arrivano dalla categoria. Il principio di partenza è chiaro: evitare che con i nuovi compensi i professionisti, già pochi (se ne contano circa 6 mila) non vogliano più lavorare, «vanificando tutto quanto è stato fatto per sequestrare aziende e immobili alla mafia». Quello dei compensi dei professionisti che affiancano i magistrati gestendo le aziende durante le fasi del procedimento giudiziario è uno degli anelli deboli del sistema e il decreto in questione, che ne ha ridotto di un terzo i compensi, non fa che aggravare la situazione. Il governo nell’aver predisposto il provvedimento lo ha fatto assumendo come modello di riferimento la disciplina in materia di determinazione del compenso che spetta al curatore fallimentare partendo, ha spiegato ancora Campise, «dall’erroneo presupposto di una minore complessità degli adempimenti richiesti agli amministratori giudiziari». Tutt’altro ruolo rispetto anche a quello che gli ha assegnato l’attuale codice antimafia, che attende di essere modificato da anni, secondo il quale questo professionista è tenuto alla custodia, conservazione e amministrazione dei beni sequestrati nel corso dell’intero procedimento, anche per incrementarne la redditività. E certo non si può dire che il lavoro manchi. Secondo i dati del ministero della giustizia sono oltre 52 mila solo i beni confiscati, tra aziende e immobili, per un totale di 139 mila beni in banca dati, di cui solo 89 mila negli ultimi cinque anni. Un patrimonio enorme a cui secondo i commercialisti vanno aggiunte le migliaia di beni sequestrati e confiscati nell’ambito di procedimenti penali non censiti, che potrebbe far emergere un dato complessivo di beni pari a circa il doppio, intorno a 280 mila unità. «Pensare che questa attività possa essere giudicata meno complessa e quindi meno remunerata di quella di curatore fallimentare», ha aggiunto ancora Campise, «è un errore al quale crediamo vada posto rimedio». La proposta dei commercialisti è quella di far riferimento alla vigente tabella del dlgs 14/10 che, dopo l’abolizione delle tariffe, è utilizzata dai giudici per la liquidazione dei compensi dei professionisti in caso di contenzioso, «adattata alla disciplina in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati» oppure, «all’uso di contributi annuali forfetizzati in relazione all’attività svolta dall’amministratore giudiziario». Benedetta Pacelli 

 

 

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