LA REPUBBLICA – Affari e Finanza
Architetti: “Vogliamo più libertà progettuale”
PER TOMASI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE INARCASSA, I MASTERPLAN DELLE OPERE PUBBLICHE SONO AFFIDATI SOLO IN POCHI CASI AGLI STUDI PROFESSIONALI
Lo snodo è solo apparentemente marginale: «Da questa riforma degli appalti, che si auspica sia l’ultima per molti anni dopo le tante revisioni del passato, ci aspettavamo l’attribuzione di piena dignità alla fase progettuale», spiega Andrea Tomasi, presidente della fondazione Inarcassa (architetti e ingegneri liberi professionisti). «Invece, malgrado le affermazioni del governo, è l’ennesima occasione perduta. Troppo frammentate nel testo del decreto attuativo del 3 marzo sono le disposizioni su questa fase, non distinta dalle forniture di altri servizi, tipo infermieristici o di mensa». Gli architetti contestano tra l’altro l’articolo 23, che prevede che per le opere di particolare rilevanza architettonica e funzionale i progetti siano affidati alle strutture esistenti negli enti appaltanti e solo in subordine si possa ricorrere allo strumento del concorso di progettazione. «Altro punto non risolto a dispetto delle comunicazioni ufficiali, è quello delle gare al massimo ribasso. Nelle offerte economicamente più vantaggiose sono ancora generici i parametri reputazionali per vincere una gara senza aver necessariamente presentato l’offerta più bassa. E non si dà adeguato spazio al meccanismo dei “concorsi”, nel senso che non si garantisce l’aggiudicazione dell’appalto allo studio che presenta il progetto più convincente». Altro punto debole rimasto nei decreti approvati dal consiglio dei Ministri è quello del cosiddetto “avvalimento”, la pratica secondo la quale un giovane architetto “affitta” a pagamento i requisiti di affidabilità tecnica di uno studio affermato e con questo stratagemma si aggiudica la commessa. «Una procedura sleale e poco garantista per la stazione appaltante ma molto diffusa, che secondo noi dovrebbe essere abolita». Eugenio Occorsio