LA REPUBBLICA – Affari e Finanza
Avvocati, ingegneri, notai professionisti in ritardo solo il 30% usa il digitale
FIRMA ELETTRONICA, ATTI PUBBLICI INFORMATICI, MONITORAGGI A DISTANZA, PROCESSI TELEMATICI SONO GIÀ UNA REALTÀ. MA NELLE VARIE CATEGORIE MOLTI NON COLGONO ANCORA APPIENO LE TRASFORMAZIONI CHE STANNO MUTANDO IL MODELLO DI BUSINESS E LE PROSPETTIVE DI GUADAGNO FUTURO
Milano. Maggiore efficienza, nuove opportunità di business, ma anche la necessità di ripensare a fondo il modo di lavorare per non restare indietro. L’evoluzione tecnologica sta rivoluzionando l’attività dei professionista con nuove opportunità, ma altrettanti rischi. “Come per ogni innovazione di sistema non ci sono molte possibilità di scelta: o le si cavalca o si rischia la marginalizzazione dal mercato”, è la visione netta di Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale curato dal Mip Politecnico. Per il quale l’It costituisce un elemento di rottura destinato a mutare profondamente il modo di operare dei professionisti, con nuove prospettive di business che si aprono, ma anche attività routinarie destinate a essere svolte dalle macchine. Da qui l’obbligo di aggiornarsi. Detto delle prospettive, a che punto la presa di coscienza da parte delle principali categorie? “Dal nostro Osservatorio”, aggiunge Rorato, “attualmente la quota dei professionisti che sta cavalcando la rivoluzione digitale non supera il 30%, mentre una quota percentuale è consapevole di come sta cambiando il mercato, in molti casi ha già subito un brusco calo della marginalità, ma non ha ancora assunto le decisioni conseguenti”. Resta un 40% composto da coloro che “non hanno ancora compreso che siamo in presenza di un mutamento strutturale del mercato e già viaggiano verso la marginalizzazione”.
A livello di ordini e consigli nazionali delle principali categorie professionali c’è consapevolezza della partita in gioco. “Per quanto riguarda i notai, la tecnologia ha già prodotto trasformazioni radicali. Basti pensare alla firma digitale, in uso da anni, e al sistema delle aste telematiche dei tribunali”, spiega Michele Nastri, consigliere nazionale del Notariato. Oltre alle modalità elettroniche per la stipula degli atti. “Per legge i contratti di appalto pubblico devono rivestire la forma dell’atto pubblico informatico ed essere messi in un sistema di conservazione gestito dal Consiglio Nazionale del Notariato”, aggiunge.
Un discorso simile anche per gli avvocati. Per citarne una, il decollo del processo telematico è stato indicato nell’ultimo rapporto Ocse sull’attrattività dell’Italia verso gli investitori internazionali come uno dei fattori di maggiore modernizzazione del Paese negli ultimi anni. Per gli avvocati, inoltre, buona parte della formazione si sta spostando online.
L’ordine dei commercialisti di Milano si è spinto anche oltre, avendo da poco messo a punto un sistema per il riconoscimento facciale, che consente di verificare se il professionista si trova effettivamente di fronte al monitor a seguire la lezione.
“Così tutti i crediti obbligatori potranno essere conseguiti online, garantendo la massima flessibilità per la frequenza”, sottolinea il presidente Alessandro Solidoro. Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio nazionale degli attuari, conferma che l’It sta cambiando alla radice il modo di lavorare, ma finora si è vista solo una parte della trasformazione possibile.
“I sistemi telematici avranno sempre più importanza in alcune coperture assicurative come il furto delle abitazioni e delle autovetture, condizionando l’entità dei premi, così come le condizioni contrattuali”. Nausicaa Orlandi, presidente del Consiglio nazionale dei chimici, aggiunge che l’evoluzione informatica sta cambiando il modo di operare di questi professionisti, “permettendo monitoraggi e sistemi di controllo, a tutela dell’uomo e dell’ambiente”.
“Molte delle attività in ambito contabile e amministrativo diventeranno presto obsolete”, commenta Maurizio Grosso, consigliere del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili. “Al tempo stesso la fatturazione elettronica e il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione offrono l’opportunità per aumentare la produttività degli studi e ampliare la sfera di attività”. Il che non significa, ci tiene a sottolineare Grosso, che “il commercialista diventa un informatico”. Piuttosto la grande sfida è “far leva sulla tecnologia per fornire ai clienti una risposta alle esigenze emergenti, ad esempio la consulenza nello sviluppo delle vendite online”. L’ondata tecnologica comporta innovazioni anche nell’organizzazione dello studio: “Il segretario e l’impiegato stanno sparendo”, ricorda Grosso, “per lasciare spazio al contabile con abilità in ambito informatico”. Giovanni Cardinale, consigliere del Cni (Consiglio nazionale degli ingegneri), conferma: “Le attività routinarie perdono peso con l’avanzata della digitalizzazione, che caratterizza il progetto sin dalla fase di ideazione, per proseguire con la realizzazione”. Per altro, gli strumenti di condivisione dei documenti “consentono di organizzare diversamente il lavoro, coinvolgendo professionisti con specializzazioni differenti e collocati in posti diversi”. Ma Cardinale ci tiene a sottolineare che “lo strumento non può sostituire la centralità del progetto. Se cala l’attenzione su questo fronte, il risultato non potrà che essere mediocre”, conclude. Luigi Dell’Olio