PROFESSIONI: Best practice uguali per combattere terrorismo e riciclaggio (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

Il consiglio nazionale dei dottori commercialisti fa il punto sui finanziamenti alla criminalità
Best practice uguali per combattere terrorismo e riciclaggio

Prevenzione del finanziamento al terrorismo e contrasto del riciclaggio sullo stesso piano normativo e operativo. Il commercialista deve impiegare le medesime «best practices» per contrastare entrambi i fenomeni criminosi. Nel settore non profit spesso si nascondono le maggiori insidie. È quanto si evince dal documento del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec) «Il contrasto al finanziamento del terrorismo: normativa e adempimenti del professionista» di ottobre scorso. Considerando che la normativa antiriciclaggio di cui al dlgs 231/07, non reca una definizione autonoma di «finanziamento del terrorismo», ma rinvia alle disposizioni previste nel dlgs 109/2007, risulta particolarmente difficile per il professionista approcciare una fattispecie così complessa e lontana dall’ordinario perimetro delle attività svolte anche perché lo stesso potrebbe imbattersi in situazioni in cui l’illegalità dei fondi non è nell’origine, ma nella destinazione (si veda tabella in pagina). Tuttavia, in relazione al crescendo degli eventi di matrice terroristica, tutti gli operatori interessati agli adempimenti antiriciclaggio anche alla luce di quanto previsto dalle raccomandazioni Gafi e dalla quarta direttiva comunitaria si devono attivare poiché, come precisato nel documento Cndcec, la concreta possibilità che qualsiasi realtà economica possa essere utilizzata come veicolo di approvvigionamento o di smistamento di somme per queste finalità illecite devono indurre il mondo delle professioni a ragionare sulle modalità con cui tutelare concretamente le forze economico-finanziarie sane. A riguardo, poi, si rileva come l’individuazione delle operazioni di finanziamento del terrorismo, per i professionisti, è resa più complessa dal fatto che queste hanno spesso ad oggetto somme di importo esiguo e l’origine non necessariamente illecita delle disponibilità.
Da ciò deriva che il commercialista, in particolare, dovrà sfruttare al massimo l’esperienza maturata nel contrasto al riciclaggio e applicarla anche alla prevenzione del terrorismo applicando con scrupolo le «best practices» elaborate dal Consiglio nazionale, rappresentate dalle Linee guida per l’adeguata verifica della clientela (agg. luglio 2011) e dal manuale delle procedure operative per gli studi professionali (dicembre 2015) affinché sia garantito un approccio, di base, uniforme al problema che sia, mediante l’espletamento degli obblighi di adeguata verifica, tarato con particolare attenzione a seconda delle concrete fattispecie che il professionista si trova di volta in volta a fronteggiare (distinguendo con cautela quando applicare l’adeguata verifica semplificate, quella ordinaria o quella rafforzata). In conclusione, alla luce del fatto che non sono ancora stati forniti ai professionisti degli specifici indicatori di anomalia relativi al finanziamento del terrorismo, il documento richiama l’applicazione dell’approccio basato sul rischio (art. 20, dlgs 231/07) per modulare correttamente gli adempimenti ai fini dell’adeguata verifica e segnalazione di operazioni sospette.
Le prospettive riguardo agli sviluppi della normativa sul tema si segnala che la recente proposta di direttiva, emanata dalla Commissione europea il 5 luglio 2016 (Com 2016 450 final), contiene indicazioni per intercettare canali di trasferimento che sfuggono attualmente all’applicazione delle misure di adeguata verifica e di segnalazione di operazioni sospette. Nel frattempo il Gafi ha in corso la definizione di specifici indicatori di rischio, derivanti dalla collaborazione di tutte le istituzioni internazionali. Christina Feriozzi e Luciano De Angelis

Foto del profilo di Andrea Gentile

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