ITALIA OGGI
L’analisi della riforma della procedura di accesso alla libera professione di geometra
Chiarezza sui percorsi di laurea
In vigore le norme per accedere all’esame di abilitazione
di Maurizio Savoncelli – Presidente del Consiglio nazionale geometri e geometri laureati
L’intensificarsi della discussione in merito alla riforma dei percorsi di accesso alle varie professioni tecniche di primo livello rischia di ingenerare confusione: opportuno, quindi, fare chiarezza. Nel 2014, appena insediato, l’attuale Consiglio nazionale geometri e geometri laureati fu tra i primi a esprimere pubblicamente la volontà di andare nella direzione auspicata dalla direttiva europea 36/2005 puntando a un percorso di riforma pionieristico, caratterizzato da requisiti differenti da quelli previsti dalla legge n. 75/1985 e dall’articolo 55 del dpr 328/2001: un corso postsecondario a valenza di laurea triennale abilitante all’esercizio della professione, da svolgersi all’interno dell’istituto tecnico costruzioni, ambiente e territorio di provenienza, in convenzione con le università e focalizzato sull’insegnamento delle materie che caratterizzano la professione del geometra, distinguendolo da profili limitrofi come l’architetto o l’ingegnere.
Nel biennio successivo questa formulazione, condivisa con il ministro dell’istruzione Stefania Giannini nei suoi aspetti politici (in primis la possibilità di far coincidere il termine degli studi curriculari con l’inserimento nel mondo del lavoro in virtù dell’abilitazione conseguita con il superamento dell’esame di laurea) e con la competente struttura tecnica del Miur per quelli operativi (propedeutici all’avvio dell’imminente iter legislativo), ha stimolato la nascita di una piattaforma di dialogo all’interno della rete delle professioni tecniche, fornendo un contributo costruttivo su un tema portante: la differenza tra lauree triennali propedeutiche alle magistrali e lauree triennali professionalizzanti. Le prime sono caratterizzate da un percorso di studi più generalista, mentre le seconde, nelle parole del presidente della Conferenza dei rettori Gaetano Manfredi, «per un terzo come formazione formale, per un terzo come formazione tecnica, per un terzo on the job». Ciò significa che ciascun percorso attribuisce agli studenti competenze tra loro differenti: nel caso delle lauree triennali professionalizzanti, quelle necessarie per svolgere una professione e, nel caso specifico delle professioni tecniche, quelle richieste ai profili di primo livello. Cito, in proposito, alcune iniziative promosse da università e istituti tecnici per avviare corsi universitari triennali in classe settima, ispirandosi al progetto di riforma della professione presentato dalla Categoria. Sebbene non si possa ancora parlare di sperimentazione (manca, per esempio, il requisito fondante dell’essere lauree abilitanti, pur consentendo l’accesso all’esame perché comprensive di tirocinio), sono tentativi apprezzabili di avvicinare gli studenti a una visione del percorso universitario sovrapponibile alla nostra, che prevede lo studio approfondito di materie che caratterizzano una specifica professione. Esplicitare con chiarezza le competenze che il percorso scolastico (non solo di livello universitario) garantisce agli studenti, è una responsabilità etica che i consigli nazionali devono assumere non per supplire a eventuali mancanze delle istituzioni, ma per affiancarle nelle operazioni di orientamento, sin dalla fase più delicata: la scelta della scuola secondaria di secondo grado. In questa direzione, l’impegno della Categoria è notevole: su impulso del Consiglio nazionale, la Fondazione geometri italiani ha attivato il progetto «Georientiamoci» e lo studio «Diplomati Cat e competenze in materia di progettazione strutturale». Il primo è una campagna didattica rivolta a tutte le classi II e III delle scuole secondarie di primo grado italiane e agli studenti degli istituti tecnici Cat, che supporta gli insegnanti nella descrizione delle diverse opportunità formative, alla luce dell’assetto voluto dalla riforma Gelmini. Grazie a esso è stato possibile, negli ultimi due anni, invertire il trend del calo delle iscrizioni verificatosi nell’ultimo quinquennio, in corrispondenza del passaggio dal vecchio Itg al nuovo Cat (che, per inciso, ha innescato una reazione a catena che ha portato alla contrazione del numero dei candidati all’esame di abilitazione). Il secondo, realizzato dal Centro studi Plinivs-Lupt dell’Università degli studi di Napoli Federico II, definisce le competenze dei diplomati Cat in materia di progettazione strutturale, partendo dalla valutazione scientifica delle caratteristiche e dei limiti geometrico-meccanici delle «modeste costruzioni civili improntate a carattere di semplicità strutturale» in muratura, cemento armato, legno e acciaio (si veda altro articolo in pagina). La necessità di guardare al futuro non distoglie il Consiglio nazionale geometri e geometri laureati dagli obblighi di rappresentanza assunti nei confronti degli studenti oggi iscritti al Cat, che si traduce nel ribadire in ogni sede utile la piena vigenza delle disposizioni normative che disciplinano gli attuali percorsi di accesso all’esame di abilitazione, messa talvolta in dubbio da fonti esterne al Miur: il dpr n. 88/2010, «regolamento recante norme per riordino degli istituti tecnici», prevede il raccordo tra vecchio e nuovo ordinamento anche ai fini dell’accesso alla professione. A conferma, il parere reso a settembre 2015 dall’Ufficio legislativo del Miur e ribadito con l’ordinanza ministeriale per gli esami di abilitazione all’esercizio della libera professione di geometra e geometra laureato, sessione 2016.