IL SOLE 24 ORE
Professioni. Gli ingegneri hanno votato il rinnovo dei loro vertici: il presidente uscente Armando Zambrano verso la riconferma
Cni, dall’ordine più servizi per gli iscritti
ROMA. Un altro giro per Armando Zambrano. Il presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, dopo che lo scorso 14 novembre gli ordini territoriali si sono espressi sul rinnovo dei vertici della categoria, ha ottenuto un successo netto: quindici consiglieri su quindici appoggeranno la sua rielezione.
Resta, va precisato, l’attesa per l’investitura formale: sarà il ministero della Giustizia ad ufficializzare gli esiti della consultazione, con ogni probabilità a dicembre. Salvo clamorosi ribaltoni, però, la lettura è chiara: gli ingegneri hanno chiesto continuità. Fino al 2021 il timone sarà nelle mani di Zambrano, che è riuscito a superare lo schieramento di opposizione.
«Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione così forte per la continuità», dice allora il presidente in pectore. Oltre a Zambrano, nella squadra di governo restano diverse figure chiave, come il vicepresidente Gianni Massa e il tesoriere Michele Lapenna. E non mancano novità: su tutte, spicca l’arrivo del presidente dell’ordine di Milano, Stefano Calzolari. Tutti insieme lavoreranno in continuità con quanto fatto finora: si continua a puntare sul ruolo della Rete delle professioni tecniche, il soggetto che mette insieme, tra gli altri, ingegneri, architetti, geometri e geologi. Allo stesso modo, resta l’impegno sul fronte della normazione volontaria e della collaborazione con Parlamento e Governo.
Qualche cambiamento arriverà sull’organizzazione interna: «Intendiamo procedere – dice Zambrano – a rendere più efficiente il sistema. La Fondazione diventerà il nostro braccio operativo e al suo interno, come dipartimenti, saranno collocati gli enti che ci permettono di offrire servizi, come il Centro studi, la Scuola di formazione, l’Agenzia per la certificazione delle competenze». Proprio la questione della formazione sarà centrale. «Il Cni – dice ancora Zambrano – dovrà essere sempre più un soggetto di alto spessore scientifico, in grado di offrire attività post laurea paragonabili a quelle universitarie». Quindi, la Scuola offrirà formazione, l’Agenzia consentirà di avere curriculum verificati e un altro ente (“Quacing”) si occuperà di certificare i corsi universitari.
Resta, infine, il tema dei servizi per gli iscritti. «Saranno sempre più importanti, penso ad esempio a ciò che riguarda le assicurazioni, ma sarà anche importante garantire standard comuni». Bisognerà, allora, avviare un percorso di collaborazione a livello territoriale. «Se un ordine non riesce a garantire gli standard, bisognerà pensare a strutture sovraprovinciali o a un intervento del Cni, in modo da supportare meglio gli iscritti». Fermo restando che «i contributi dovranno restare inalterati». Giuseppe Latour