IL SOLE 24 ORE
Commercialisti in sciopero dal 28 febbraio
Otto giorni di astensione: interessate le dichiarazioni Iva e le liti in Commissione tributaria
ROMA. Computer spenti, studi chiusi e niente adempimenti. La prima volta in cui i commercialisti italiani incroceranno le braccia sarà a fine del mese di febbraio. Per la precisione dal 28 febbraio al 7 marzo: otto giorni in cui l’attività sarà bloccata. Una scelta simbolica perché, di fatto, si punta a un obiettivo di rilievo: la dichiarazione Iva che per il 2017 (solo per il 2017 visto che dal 2018 il termine cambia di nuovo) scadrà il prossimo 28 febbraio. Di fatto, i commercialisti che aderiranno allo sciopero “acquisiranno” la dichiarazione per poi trasmetterla una volta finita la protesta. In questo modo, l’agenzia delle Entrate riceverà i dati sette giorni dopo la scadenza individuata. Protesta che riguarderà anche il patrocinio presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali per i contenziosi in cui assistono i contribuenti. Non sarà interessata, invece, la trasmissione telematica delle Certificazioni uniche all’agenzia delle Entrate, seppure in scadenza proprio il 7 marzo, anche perché poi al “rientro” al lavoro ci sarebbe un sovraccarico di adempimenti difficilmente gestibile.
Nessuna conseguenza per i contribuenti, in quanto la delega alla trasmissione della dichiarazione Iva, detto grossolanamente, scarica sul professionista o l’intermediario la responsabilità dell’eventuale ritardo. E poi comunque ci saranno da registrare gli effetti che l’astensione produrrà in termini di decisioni sul differimento dei termini, magari con qualche formula adottabile in via amministrativa. Nel dettaglio si scenderà solo a partire dai primi giorni del nuovo anno, una volta che l’astensione sarà formalmente proclamata. Ieri, intanto, è arrivato l’annuncio al termine della manifestazione organizzata da sette sigle sindacali di categoria (Adc, Aidc , Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico ) a piazza Santi Apostoli a Roma e a cui hanno partecipato oltre 3mila professionisti da tutta Italia. Una partecipazione salutata con favore a margine dell’evento anche dal presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec), Gerardo Longobardi.
A far traboccare il vaso e a far scegliere la linea dura della protesta sono stati gli otto nuovi adempimenti a regime introdotti dal decreto fiscale collegato alla manovra e relativi alla comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute e delle liquidazioni Iva, anche se sullo spesometro si potrebbe arrivare a due soli invii semestrali nel 2017 (si veda quanto anticipato ieri su queste colonne). «Il tempo della sopportazione è finito» ha detto il presidente di Anc (Associazione nazionale commercialisti), Marco Cuchel, a cui è spettato il “compito” di annunciare lo sciopero alla fine della manifestazione e poi di delineare la road map per le prossime tappe. «Ci attiveremo per istituire i tavoli di concertazione con il governo e con il Mef. Senza un riscontro alle nostre istanze, l’astensione sarà confermata. Qualora l’iniziativa non sortisse effetti e non venissimo ascoltati andremo avanti» ha aggiunto Cuchel non escludendo una seconda tranche di astensione che potrebbe riguardare lo spesometro. È chiaro che bisognerà rispettare i passaggi “istituzionali” e l’interlocuzione con la Commissione di garanzia per lo sciopero. Così come bisognerà trovare la giusta formula attraverso cui i professionisti dovranno rendere nota la partecipazione all’astensione e allo stesso tempo garantire l’informazione ai clienti assistiti.
«Otto adempimenti in più non sono una tragedia ma un insulto per piccole e medie imprese e la categoria tutta» ha sostenuto la presidente di Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti), Roberta Dell’Apa. «Chiediamo rispetto, rivendichiamo le nostre capacità tecniche e la necessità di sedersi a un tavolo per portare conoscenze». «Purtroppo ci tengono fuori» ha rimarcato Amedeo Sacrestano, presidente di Andoc (Associazione nazionale dottori commercialisti),
Anche se tra gli interventi dal palco e le considerazioni dei partecipanti inizia a serpeggiare un altro spauracchio: l’impatto della quarta direttiva antiriciclaggio sull’attività degli studi. Giovanni Parente