ITALIA OGGI
Il presidente del consiglio nazionale Gerardo Longobardi scrive al ministro dell’economia
Commercialisti, niente prova addizionale per la revisione legale
Sab. 21 – Eliminare la prova addizionale per l’esercizio della revisione legale e stabilire la piena equipollenza, ai fini dell’esercizio dell’attività, dell’esame di stato per l’accesso alla professione di commercialista o alla professione di esperto contabile e dell’esame di idoneità professionale per l’esercizio della revisione legale.
In sostanza, quindi, ripensare il percorso di abilitazione. Questa la richiesta principale inoltrata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, guidato da Gerardo Longobardi, al ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, in merito allo schema di dlgs per la riforma della revisione legale, attualmente al vaglio del parlamento (si veda ItaliaOggi del 15 e 16 aprile 2016). Nel dettaglio, ad avviso dei Dottori commercialisti, la criticità principale ravvisabile nello schema di dlgs consiste nel meccanismo nell’esame di idoneità per l’esercizio della revisione legale che «da poco prevede per l’esercizio della professione di dottore commercialista ed esperto contabile una quarta prova addizionale, specifica in materia di revisione legale», si legge nella nota diffusa ieri dal Cn, «una prova aggiuntiva giudicata dai commercialisti del tutto ingiustificata». Da qui la richiesta della categoria di inserire nello schema di dlgs «una norma che provveda ad armonizzare la terminologia che designa le materie oggetto delle prove di esame della professione di commercialista e di esperto contabile a quella utilizzata nell’elencazione delle materie oggetto dell’esame di idoneità professionale per revisore legale, così da pervenire prima di tutto», ha sottolineato il Consiglio, «alla piena equiparazione formale tra i due esami, già realizzata nella sostanza». Tale armonizzazione, inoltre, potrebbe portare alla piena equipollenza, ai fini dell’esercizio dell’attività di revisione legale, dell’esame di Stato per l’accesso alla professione di commercialista o alla professione di esperto contabile e dell’esame di idoneità professionale per l’esercizio della revisione legale. Ma l’abilitazione non è l’unico aspetto che ad avviso dei dottori commercialisti dovrebbe essere rivisto. Per quanto riguarda la formazione dei revisori e la disciplina, infatti, il Consiglio nazionale ha sottolineato l’opportunità di delegare queste funzioni agli ordini professionali. «Una scelta», ha sottolineato Longobardi, «che offrirebbe anche la garanzia di controlli estesi, realizzabili sul territorio da parte di soggetti indipendenti». Da qui la piena disponibilità del Consiglio a siglare con il Mef una convenzione per definire i criteri e le modalità per dichiarare equivalente la formazione svolta dai dottori commercialisti e dagli esperti contabili, nonché le procedure con cui gli ordini territoriali dovranno comunicare al Mef l’assolvimento dell’obbligo di formazione continua dei propri iscritti». Perplessità, inoltre, sono state espresse in merito all’eventuale coinvolgimento sul fronte formativo e disciplinare delle associazioni. Ad avviso della categoria, infatti, «Nel caso in cui il legislatore ritenga di dovere far intervenire tali soggetti nell’espletamento dei compiti correlati alla revisione legale sarebbe opportuno», ha precisato Longobardi, «introdurre e definire, per tali associazioni, criteri di effettiva rappresentatività dei soggetti iscritti nel registro dei revisori legali. Nell’assoluta assenza, però, di elementi normativi idonei a fondare tale legittimazione, eventuali associazioni di natura privatistica avrebbero titolo per rappresentare esclusivamente i propri associati, senza alcun potere di regolamentazione e di vigilanza sui revisori legali». Pronta la replica di Virgilio Baresi, presidente dell’Istituto nazionale revisori legali. «I commercialisti non hanno ancora compreso che la norma europea è insuperabile. Noi ci opporremo energicamente, ribadendo che proprio all’interno dell’Unione Europea c’è il pieno riconoscimento di numerose associazioni già accreditate presso i vari sistemi giuridici europei».