PROFESSIONI: Giudici a tempo pieno e più indipendenza» (Corriere Economia)

CORRIERE ECONOMIA

Fisco. Le proposte dei dottori commercialisti sulla riforma
«Giudici a tempo pieno e più indipendenza»
Longobardi: pronti a fare la nostra parte. Varato il codice etico contro i furbetti delle sentenze

La riforma del processo tributario al centro del dibattito. È questo, al momento il tema più caro ai commercialisti così come è emerso qualche giorno fa durante il convegno promosso dal Consiglio nazionale dei commercialisti con il Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria.
«Un restyling è sicuramente opportuno – conferma Gerardo Longobardi presidente dei commercialisti – a vent’anni dall’ultima organica riforma delle norme sul contenzioso avvenuta nel `92 e la cui operatività, fu differita al 1° aprile 1996.
Il futuro possibile assetto da dare agli organi di giustizia tributaria è diventata ormai una priorità. Il suo approdo finale? Secondo i commercialisti, ma credo che sia ormai un’opinione abbastanza condivisa, dovrebbe essere quello di introdurre un giudice a tempo pieno, professionale, in grado di assicurare autonomia, terzietà e indipendenza della funzione giudicante, oltre che, ovviamente, una maggiore sua produttività >.
Modifiche
La vostra proposta contiene anche delle altre modifiche all’attuale sistema.
«Inevitabilmente – conferma il presidente dei commercialisti -. Rendere le attuali commissioni tributarie sempre più indipendenti, assicurandone ancor meglio qualità, dedizione, equidistanza dalle parti. Questo dovrebbe indurre il legislatore a spezzare definitivamente il cordone ombelicale che lega le commissioni e i relativi uffici di segreteria al ministero dell’Economia e delle Finanze. Siamo del parere che la giurisdizione dovrebbe aprirsi di più all’apporto delle categorie professionali, mantenendo l’attuale sistema plurale, formata da giudici togati e giudici “laici”, che consente un approccio multidisciplinare e un apprezzabile livello di competenze specifiche. I futuri organi giudicanti, quale sia la denominazione o la “collocazione” che si voglia dare agli stessi, dovrebbero quindi continuare ad essere composti da giudici “togati”e giudici “laici”, tutti insieme, indistintamente, inclusi nel ruolo dei “magistrati tributari” a tempo pieno».
Meno condivisa è l’estensione del reclamo e della mediazione a tutti gli atti impositivi a prescindere dall’ente che lo ha emesso e dunque non solo a quelli che riguardano l’Agenzia delle Entrate. «Le perplessità sono principalmente alle difficoltà, per gli enti locali, di garantire quel minimo di alterità rispetto all’ufficio che ha emanato l’atto. Le carenze di risorse sia umane che finanziarie in cui versano la maggior parte degli enti locali italiani rischiano di tramutare la novità in arrivo in un inutile rallentamento procedurale>.
L’etica
Il tema tributario introduce anche la questione etica: dopo lo scoppio dello scandalo relativo all’inchiesta della procura di Roma su presunte sentenze tributarie pilotate da funzionari pubblici, giudici e commercialisti. «Appena poche settimane fa – ricorda Longobardi – è entrato in vigore il nostro nuovo codice deontologico. Regole molto stringenti alle quali affiancheremo a breve anche nuove norme sulle sanzioni disciplinari. Avvenimenti come quelli che stanno emergendo sono un affronto anche a questo impegno della categoria nel dotarsi di punti di riferimento etici sempre aggiornati. Tutto ciò è inaccettabile».
Anche con atti estremi. «È arrivato il momento – afferma ancora Longobardi – di difendere con forza l’operato posto al servizio del Paese dalla stragrande maggioranza dei commercialisti italiani. Fermo restando il nostro approccio garantista, sono convinto che sia giunto il momento, anche attraverso la costituzione di parte civile nei casi di comprovata responsabilità di colleghi, di far comprendere all’opinione pubblica quanto determinante sia il nostro ruolo nella intermediazione costante tra imprese, cittadini e pubblica amministrazione, sempre finalizzata alla tenuta e alla crescita del tessuto imprenditoriale e al buon funzionamento della macchina dello Stato. Un ruolo troppo spesso misconosciuto».

Foto del profilo di Andrea Gentile

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