ITALIA OGGI
L’annuncio alla manifestazione di Roma: astensione dal 28 febbraio al 7 marzo 2017
I commercialisti allo sciopero
Blocco delle dichiarazioni Iva e delle udienze tributarie
Blocco dell’invio delle dichiarazioni Iva di febbraio 2017 e delle udienze davanti alle commissioni tributarie. Ad annunciare l’astensione dai prossimi adempimenti fiscali sono state, ieri, le migliaia di dottori commercialisti scesi in piazza a Roma, per la prima volta nella loro storia, per protestare contro le recenti politiche tributarie del governo.
Il primo sciopero dei commercialisti sarà di otto giorni consecutivi, e si svolgerà dal 28 febbraio al 7 marzo, e si tradurrà nell’astensione da tutti quegli adempimenti tributari di cui i commercialisti, per legge, svolgono il ruolo di intermediari per conto dello Stato. Naturalmente, prima dell’astensione, i sindacati di categoria trasmetteranno le opportune comunicazioni all’Autorità garante per gli scioperi. «Siamo stritolati da burocrazia, caos normativo e nuove formalità», ha dettoil presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, Marco Cuchel, chiudendo la manifestazione di Piazza Santi Apostoli: «L’ultimo dl fiscale non fa altro che peggiorare la situazione introducendo in un sistema, che a parole la politica dice di voler semplificare, ben otto nuovi adempimenti. Per questo motivo annunciamo l’astensione collettiva dal lavoro individuando la scadenza dell’invio delle prossime dichiarazioni annuali Iva quale primo adempimento da posticipare per un periodo ben definito di giorni consecutivi».
«Questa giornata di mobilitazione è di portata storica per l’intera categoria», ha ribadito Cuchel, al termine della manifestazione promossa dal coordinamento delle sette sigle sindacali di categoria (Adc, Aidc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico oltre che da Anc), che ha visto la mobilitazione di almeno cinquemila professionisti provenienti da tutt’Italia. «È la prima volta che i commercialisti hanno deciso di scendere in piazza dando voce a una condizione di disagio che non vogliamo più di subire nell’indifferenza delle istituzioni e della politica.
Nessuno può vietarci l’astensione. Ci attiveremo per istituire i tavoli di concertazione con il governo e con il Mef. Senza un riscontro alle nostre istanze, l’astensione sarà confermata. Sarà cura delle associazioni sindacali comunicare alla commissione di vigilanza e ai clienti».
Alla manifestazione, i sette sindacati dei dottori commercialisti, al grido di #OraBasta, hanno messo nel mirino le recenti politiche tributarie del governo, tra le quali gli otto nuovi adempimenti per la comunicazione dei dati Iva introdotti dal decreto fiscale collegato alla manovra, che rappresenterebbero un ulteriore vessazione per contribuenti e professionisti. I sindacati hanno chiesto a voce alta dignità e rispetto per la categoria. «Non siamo impiegati in nero dell’Agenzia delle entrate», hanno gridato in piazza i professionisti. I commercialisti hanno chiesto di essere riconosciuti come reali interlocutori del legislatore tributario e non semplici esecutori. «Noi siamo i primi veri presidi di legalità dello Stato. Vogliamo rispetto!», hanno gridato dalla piazza, ricordando che, «se lo Stato ha un gettito fiscale garantito, per oltre la metà dipende dal nostro lavoro».
La manifestazione romana è stata aperta da Roberta Dell’Apa, segretaria di Aidc; sul palco si sono alternati interventi di commercialisti provenienti da tutt’Italia con quelli dei leader delle organizzazioni sindacali: Fazio Segantini, presidente dell’Ungdcec, Amedeo Sacrestano, presidente dell’Associazione nazionale dottori commercialisti, Giuseppe Diretto, presidente Unagraco, Domenico Posca, presidente dell’Unione italiana commercialisti, e Maria Paglia, presidente di Adc. Roberto Miliacca