IL SOLE 24 ORE
Jobs Act autonomi. Le proposte delle categorie sul disegno di legge presentate ieri alla commissione Lavoro del Senato
I professionisti: più spazio al welfare
Calderone (Cup): «Testo da migliorare nelle parte relativa alle politiche attive»
Una base di partenza, più che un punto d’approdo. Le valutazioni sul Jobs Act degli autonomi da parte delle categorie professionali, sentite ieri in audizione dalla commissione Lavoro del Senato, passano per un generale consenso nei confronti del testo normativo in itinere – definito dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, «un atto di equità che riconosce la dignità dei professionisti» – ma sono accompagnate da una lunga serie di osservazioni, suggerimenti e richieste d’integrazioni.
Per Marina Calderone, presidente del Comitato unitario professioni (Cup), il disegno di legge andrebbe migliorato soprattutto nella parte relativa alle politiche attive degli iscritti agli Ordini, «oltre 2,3 milioni di persone che alimentano un indotto occupazione per 4 milioni di soggetti». In questo contesto la prima richiesta è che le Casse private «siano autorizzate a introdurre un sistema di welfare che garantisca e agevoli l’ingresso dei giovani nel mondo professionale, ma anche la necessaria assistenzialità nei passaggi generazionali e nelle situazioni di criticità» (si legga anche l’articolo a fianco).
Tra le richieste presentate alla Commissione si contano, allora, sul piano dell’assistenza, l’estensione «in maniera chiara e inequivocabile» dell’indennità di malattia e dei congedi parentali anche ai liberi professionisti ordinistici e non solo agli iscritti alla gestione separata Inps, mentre sul piano fiscale il pressing è per una politica d’incentivazione dell’aggregazione fra professionisti anche con competenze diverse e l’abolizione degli studi di settore, «perché riferiti ai professionisti per cui vige il regime di cassa», fino alla sospensione degli obblighi contributivi e fiscali nei periodi feriali, un provvedimento, quest’ultimo, su cui il Cup ha presentato una proposta di legge.
L’obiettivo del Jobs Act degli autonomi – spiega la presidente del Colap, Emiliana Alessandrucci, che chiede, tra l’altro, la deducibilità per il cittadino dei costi dei servizi professionali alla persona, accessi agevolati alla professione con aliquote previdenziali ridotte e sinergie tra associazioni e centri per l’impiego,- dovrebbe essere quello di fornire «un’iniezione di competitività che riesca a incentivare l’apertura di nuove partite Iva e un maggiore accesso ai servizi professionali offerti dai lavoratori con partita Iva. Il testo in tal senso dovrebbe essere migliorato». Per Alessandrucci, inoltre, «in tema di tutele dobbiamo stare attenti a non trasferire tout court modelli dal lavoro dipendente al lavoro autonomo, in quanto, le stesse misure, per ovvie ragioni, risulterebbero inefficaci».
Le richieste di miglioramenti del testo varato in Consiglio dei ministri hanno toccato anche novità di rilievo, come la nullità di clausole e condotte abusive che attribuisca al committente la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto o di recedere da esso senza congruo preavviso. Il Cup, in particolare, ha chiesto la modifica anche dell’articolo 2237 del Codice civile, introducendo come principi generali (e non legati a clausole specifiche) il diritto del prestatore d’opera al preavviso e il divieto di risoluzione acausale del committente. Ancora più forte la critica di Gaetano Stella, secondo cui «la disciplina proposta per il recesso non prevede termini precisi e tutto ciò rischia di generare contenzioso. Per una auspicata simmetria delle posizioni contrattuali sarebbe opportuno – dice – che le citate disposizioni riguardassero sia il lavoratore autonomo/professionista sia il committente».
Più in generale, secondo il presidente di Confprofessioni «molte misure introdotte vanno nella giusta direzione, ma potrebbe essere utile inserire ulteriori disposizioni di sostegno alla libera professione. Bisogna eliminare la doppia tassazione che grava sulle Casse professionali e armonizzare la disciplina sull’Irap individuando parametri precisi. Va altresì reso pienamente operativo lo strumento delle società tra professionisti». Mauro Pizzin