ITALIA OGGI
Il presidente del Cnpi Giampiero Giovannetti: «tutto invariato per chi già esercita»
Periti industriali con la laurea
Per i diplomati cinque anni di tempo per iscriversi all’ordine
La laurea per i periti industriali è legge. La scorso 25 maggio la camera dei deputati ha infatti approvato, con 268 sì, 121 no e 9 astenuti, il dl «recante disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca» che, tra le altre cose, sancisce l’obbligo di una laurea triennale per coloro che vogliono iscriversi all’albo dei periti industriali. Il provvedimento, che dopo il via libera di Montecitorio senza modifiche, è convertito in legge, prevede inoltre un periodo transitorio di cinque anni che consentirà ai diplomati, di vecchio e nuovo ordinamento, di iscriversi all’ordine. «Con questo principio», ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati Giampiero Giovannetti, «il legislatore italiano ha voluto ascoltare le esigenze dei 45 mila periti industriali iscritti negli albi che restano a pieno titolo nel quadro delle professioni intellettuali di stampo europeo». Nello specifico il titolo professionale di perito industriale, solo ed esclusivamente per chi vorrà iscriversi all’albo di categoria, non spetterà più «ai licenziati degli istituti tecnici che abbiano conseguito lo specifico diploma secondo gli ordinamenti scolastici», ma «a coloro che siano in possesso della laurea prevista dall’articolo 55, comma 1, del dpr 328/01». Si tratta di un tassello importante per i periti industriali che da anni si battono per elevare il proprio titolo di studio per esercitare la professione, dal momento che la formazione tecnica di livello secondario, tradizionale punto di riferimento, è andata sempre più depauperandosi, risultando oggi del tutto inadeguata e non in linea con le norme europee. «Finalmente possiamo affermare che il parlamento ha reso coerente il nostro ordine professionale al quadro europeo delle qualifiche», ha aggiunto ancora Giovannetti, «assecondando anche quanto stabilito dal Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al Quadro europeo Eqf, approvato in Conferenza stato-regioni il 20 dicembre 2012, che prevede per l’esercizio di una professione il possesso di un titolo accademico, corrispondente, norme alla mano, al VI livello (lettera D direttiva 35/05). Solo con una laurea triennale, quindi, il professionista italiano non sarà discriminato rispetto a quello europeo, e se vorrà lavorare in un paese membro della Ue non sarà più costretto a sostenere una serie infinita di esami, frutto di misure compensative, per vedersi riconoscere il titolo professionale conseguito in Italia». La norma, inoltre, rappresenta un vantaggio anche per gli attuali iscritti all’albo con diploma che potranno usufruire del principio dell’assimilazione contenuto nella Direttiva qualifiche (n. 36/05), secondo il quale se in uno stato membro viene innalzata la formazione di accesso a una professione, come è accaduto in questo caso, gli attuali iscritti che si trovano con un titolo di studio inferiore sono automaticamente equiparati al livello superiore. «Quindi nulla cambia per gli attuali iscritti all’albo con il diploma che resteranno con le stesse competenze e potranno innalzare il loro titolo di studio, solo se vorranno, anche potendo usufruire degli accordi siglati recentemente tra il Cnpi e gli atenei». «È stato compiuto un passo necessario per garantire maggiore trasparenza al mercato dei servizi professionali», ha commentato poi Francesca Puglisi, relatrice in commissione senato del provvedimento e prima firmataria dell’emendamento in questione, «e soprattutto con questo principio abbiamo posto le basi per innalzare la qualità del capitale umano, affinché i nostri professionisti possano competere allo stesso livello dei colleghi europei. Naturalmente questo vale solo per chi vorrà esercitare la libera professione, perché i diplomati che usciranno dall’istruzione tecnica potranno comunque continuare a lavorare nelle imprese come hanno sempre fatto». «Siamo molto soddisfatti del risultato», ha chiuso infine Giovannetti, «e speriamo così di aver aperto una strada che potrà essere seguita anche da altre categorie analoghe alla nostra. Per noi, però, si tratta solo di un punto di partenza. Il prossimo passaggio che ci attende è la creazione di un percorso professionalizzante su cui siamo impegnati da mesi in collaborazione con le istituzioni universitarie».