ITALIA OGGI
Servono nuovi strumenti per crescere. A cominciare dalla certezza dei tempi di pagamento
Professionisti a metà del guado
Bene fondi Ue e ddl autonomi. Ora misure per le Casse
di Gaetano Stella – presidente Confprofessioni
Concluso l’esame in commissione Lavoro del Senato lo scorso 27 luglio, il disegno di legge sul lavoro autonomo si appresta al voto finale dell’Assemblea di Palazzo Madama il prossimo 22 settembre. Gli ultimi ritocchi apportati al provvedimento dal relatore Maurizio Sacconi hanno ulteriormente migliorato un impianto legislativo già di per sé positivo e che ha il merito di guardare al mondo delle professioni in maniera organica, inclusiva e moderna, come più volte sostenuto da Confprofessioni. In questo senso, gli ultimi emendamenti approvati in Commissione, quali ad esempio l’introduzione delle reti tra professionisti ai fini dell’accesso ai bandi e la collaborazione tra sportelli per il lavoro autonomo dei centri per l’impiego e associazioni professionali per promuovere l’attività libero professionale, rappresentano delle risposte concrete a specifiche richieste dei liberi professionisti italiani.
Si tratta di un cambio di passo notevole da parte del legislatore che, dopo anni di politiche «punitive» nei confronti del lavoro autonomo, ha saputo collocare correttamente i professionisti tra i soggetti economici meritevoli di attenzione, almeno tanto e quanto le piccole e medie imprese, salvaguardandone tuttavia le specifiche peculiarità. Senza dubbio, il lavoro svolto negli ultimi anni in seno alla Commissione europea, ha influenzato l’approccio del legislatore italiano verso una visione maggiormente unitaria della galassia del professionalismo italiano, senza discriminazioni. La prova discende direttamente dal ddl sul lavoro autonomo che ha introdotto per tutti i professionisti la deducibilità totale delle spese sostenute per la formazione professionale; la possibilità di accedere direttamente agli appalti della pubblica amministrazione e una estensione della norma che ha rimosso gli ostacoli nell’accesso ai fondi strutturali europei. Per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps – e quindi senza il sostegno di una Cassa previdenziale – ha reso effettivo l’accesso all’indennità di maternità con l’eliminazione del vincolo di astensione che di fatto non la rendeva esigibile, ha esteso la fruizione dei congedi parentali, ha consentito la sospensione dei versamenti contributivi in caso di malattia grave e, infine, ha previsto l’incremento dell’indennità di malattia in caso di patologie di natura oncologica.
Non si tratta di un caso isolato. Prima ancora del Jobs act degli autonomi, il via libera alla legge di Stabilità 2016 – dopo numerose battaglie di Confprofessioni – ha introdotto per la prima volta in Italia il riconoscimento del principio europeo che finalmente consente anche ai liberi professionisti italiani di accedere ai fondi strutturali Fse e Fesr. In prospettiva, da qui al 2020 si tratta di circa 64 miliardi di euro, che potranno favorire il definitivo rilancio economico dell’intero settore professionale. Va poi ricordato che la legge di Stabilità 2016 ha introdotto di un regime fiscale agevolato anche per i lavoratori autonomi, confermando, però, l’ennesimo «blocco» dell’aliquota previdenziale della gestione separata Inps. È questo un passaggio cruciale sul quale si dovrà necessariamente definire il livello della aliquota previdenziale, ma si dovranno anche creare le condizioni per implementare un sistema di welfare virtuoso nelle casse autonome professionali, liberando risorse preziose con l’eliminazione della «doppia tassazione» attualmente in capo alle Casse private. Infine, dovrà prevedere la nascita di strumenti che favoriscano concretamente la crescita del comparto delle professioni italiane, puntando su specializzazione e aggregazione.
Siamo a metà del guado e la sensazione che vivono oggi i professionisti è quella di aver imboccato un percorso che promette di mettersi alle spalle la crisi, ma non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. L’avvio dei primi bandi regionali (si veda il workshop promosso da Confprofessioni Lombardia sul bando Intraprendo della Regione Lombardia) e le singole misure legislative sul territorio che, come nel Lazio, hanno rimosso i paletti normativi che impedivano ai professionisti di accedere alle stesse misure agevolative concesse alle imprese, vanno sicuramente nella giusta direzione. Tuttavia c’è un ulteriore banco di prova da superare e chiama in causa l’annosa questione del ritardo dei pagamenti che soffoca non soltanto i liberi professionisti ma ogni attività economica. Di fronte a uno scenario di crescita economica espansiva, come più volte ribadito dal Governo, il ritmo dell’economia viene frenato dai tempi lenti della certezza degli incassi.