IL SOLE 24 ORE
Professionisti. Pressing per evitare un doppio esame
Revisione, i commercialisti all’attacco
Sab. 21 – L’equipollenza “deve” tornare e i dottori commercialisti che abbiano superato l’esame di Stato devono poter non fare un altro esame per svolgere una funzione, quella di revisore legale, che già svolgono e alla quale sono perfettamente preparati. Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti torna all’attacco sulla questione della (venuta meno) equipollenza dell’esame di Stato da dottore commercialista (ma non solo) , che un tempo abilitava anche allo svolgimento dell’attività di revisore e che dal 19 maggio, invece, viene subordinata a un’ulteriore prova, prevista dal decreto 63 del 19 gennaio 2016 (si veda Il Sole 24 Ore del 5 maggio scorso). La strada per modificare la normativa entrata in vigore giovedì scorso che ora il presidente del Consiglio nazionale Gerardo Longobardi cerca di percorrere è quella del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2014/56/UE che modifica la direttiva 2006/43/CE relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari. E in una lettera, inviata tra gli altri al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, Longobardi chiede che il futuro decreto ripristini «la piena equipollenza» la cui cancellazione con l’inserimento di una prova aggiuntiva è «del tutto ingiustificata» e finisce solo «per aggravare il percorso formativo dei giovani»; inoltre, occorrerebbe disciplinare tale equipollenza anche nel caso in cui il triennio di tirocinio per l’accesso alla funzione di revisori sia stato completato dopo il superamento degli esami di Stato (per i quali bastano 18 mesi). Inoltre i dottori commercialisti chiedono che formazione e disciplina siano gestire dagli Ordini professionali così come si escluda qualsiasi ruolo a soggetti associativi in fatto di regolamentazione e vigilanza sui revisori. Tesi che trovano la più totale ostilità dell’Istituto nazionale dei revisori legali : «I commercialisti – spiega il presidente Virgilio Baresi – non hanno ancora compreso che la norma europea è insuperabile e che le loro attese sono in realtà pretese ingiustificate e unicamente riportate a un’Italia che non vuol diventare moderna con l’Europa e anzi la relega più verso l’Africa. La richiesta di equipollenza è fuori tempo, fuori luogo e contro la legge. Noi – conclude Baresi – ci opporremo energicamente e reclameremo affinchè venga rispettata la norma europea, ribadendo che proprio all’interno della Ue c’è il pieno riconoscimento di numerose associazioni già accreditate presso i vari sistemi giuridici europei». Gi.Co.