IL SOLE 24 ORE
Professioni. L’incontro al ministero della Giustizia
Si apre il confronto sulle funzioni delegate agli Ordini
Alla vigilia del referendum sulla nuova Costituzione, che dovrebbe riportare alla competenza statale le professioni, il ministero della Giustizia apre il confronto con gli Ordini sulle sussidiarietà. Nella sala intitolata al giudice Rosario Livatino i rappresentanti delle professioni disciplinate in Ordini hanno incontrato il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. La chiusura dell’incontro è toccata al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che da tempo non lesina apprezzamenti pubblici per il ruolo degli Ordini.
Tema della riunione: l’articolo 5 del ddl sul lavoro autonomo, approvato dal Senato e in attesa dell’esame della Camera. È prevista una delega al Governo per affidare agli Ordini una serie di atti pubblici, così da semplificare la pubblica amministrazione. I principi della delega si basano sulla terzietà delle professioni; l’obiettivo è il riconoscimento «del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche, demandando agli iscritti l’assolvimento di compiti e funzioni finalizzati alla deflazione del contenzioso giudiziario e a introdurre semplificazioni in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche, anche attraverso l’istituzione del fascicolo del fabbricato».
Il metodo individuato dal Governo per scrivere la sussidiarietà è quello di raccogliere – racconta Vincenzo Silvestri, vice presidente dei consulenti del lavoro – le proposte degli Ordini. Per esempio, i consulenti hanno proposto l’asseverazione della regolarità contributiva e retributiva dell’impresa da parte del professionista, una “certificazione” che dovrebbe essere condizione per la partecipazione negli appalti.
«I professionisti – ha specificato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che raccoglie le sigle sindacali delle professioni ordinistiche – non dovranno essere dei meri intermediari, ma dovrà essere riconosciuto il valore del loro apporto di competenze qualificate; quindi, pensiamo che si debba prevedere un riconoscimento economico della prestazione professionale». Secondo Stella, per esempio, i professionisti potrebbero svolgere un ruolo di primo piano nelle funzioni di «prima assistenza alle imprese», al posto delle Agenzie, un sistema che non ha prodotto i risultati sperati.
Da parte delle professioni è stata sottolineata la necessità di parametri di riferimento a garanzia della qualità della prestazione. Insomma, superato il termine «tariffa», il concetto – secondo Davide Di Russo, vice presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti – è che i parametri economici devono fungere da orientamento. Un concetto ribadito anche da Antonio Zambrano, presidente degli ingegneri e della Rete delle professioni tecniche.
Maria Carla De Cesari