LA REPUBBLICA
Le statistiche. I dati Istat descrivono
una “mappa dell`impunità”. Grazie alle
telecamere, per i negozi autori noti al 22%
Appartamenti svaligiati si scoprono i colpevoli solo in tre casi su cento
ROMA. Vi hanno svaligiato la casa? Mettetevi comodi, la possibilità
che venga scoperto il colpevole in tempi brevi è prossima allo zero. Solo nel 2,7 per cento dei casi le forze dell`ordine trovano il ladro prima della fine
dell`anno in cui è stato commesso il delitto. Per le rapine, va un po` meglio: la media sale al 24,1 per cento. Per i borseggi, invece, siamo proprio al disastro: il responsabile finisce davanti al giudice solo 2 volte su 100. E il
punto è che chi viene preso, tra attenuanti generiche e sconti di pena, resta in carcere pochissimo. Qualche mese al massimo, e poi è di nuovo fuori. A leggere i dati pubblicati dall`Istat sulle denunce di reati contro il patrimonio non si può non provare un moto di sconforto.
L`istituto di statistica ha preso le ultime cifre diffuse dal Viminale ( sono relative al 2014 ) e ha calcolato la percentuale dei delitti che hanno avuto un esito investigativo positivo in tempi ragionevoli perché l`autore è stato preso nel corso dell`anno in cui ha colpito. Ebbene, viene fuori quello che qualsiasi agente di squadra mobile sa molto bene: rapine e furti non vengono più considerati una priorità, si dà molta più importanza alle indagini sul terrorismo islamico, le mafie, la corruzione. «Io però non credo ci sia una sistematica e voluta diminuzione dell`attenzione», obietta Lorena La Spina, segretario nazionale dei funzionari di polizia. «È vero però che gli arrestati, per come è fatta la normativa di riferimento, non stanno in carcere quanto dovrebbero».
Ed ecco, dunque, come nasce la tabella dell`Istat. Furti in generale? Il ladro viene scoperto appena nel 4,4 per cento dei casi. Furti nei negozi? Grazie alle
telecamere di sorveglianza si arriva al 22,7 per cento dei casi. Ma se vi rubano l`automobile, scordatevi di rivederla presto: 1,3 per cento di casi risolti.
«Il problema è che le forze di polizia non hanno risorse sufficienti»,
osserva il procuratore aggiunto Paolo Borgna, responsabile per la criminalità organizzata e la sicurezza urbana a Torino, città che ha il maggior numero
di furti in appartamento d`Italia. «Spesso i cittadini si lamentano perché, dopo il furto, i poliziotti non sono andati a fare i rilievi, né a prendere le impronte digitali. Hanno ragione, ma non possiamo farci niente. Per un
furto in casa il minimo della pena è di un anno. Tra attenuanti generiche e patteggiamento, un ladro può uscire dal carcere dopo 5 mesi e 20 giorni».
Le rapine sono un reato più grave, implicano l`uso delle armi e la minaccia fisica, quindi i magistrati impongono uno sforzo investigativo maggiore che
porta la media dei casi risolti entro l`anno al 24,1 per cento. Per le rapine in abitazione si arriva al 27 per cento, nei negozi al 38,5 per cento. «È anche vero
che se allunghiamo la tempistica a due-tre anni, arrestiamo i rapinatori otto volte su dieci», ragiona una fonte investigativa.
Basta spostarsi sulla casella degli omicidi volontari a scopo di furto per avere una quota più rassicurante: due casi su tre sono risolti entro l`anno. Per i tentati omicidi si arriva addirittura all`83 per cento. Ma non sono le morti violente, paradossalmente, a spaventare gli italiani. «Quando si va a scavare nei motivi che alimentano la percezione dell`insicurezza, su cui si basa tutto il dibattito politico di questi giorni sulla legittima difesa, si trovano i reati contro il patrimonio e il degrado delle città», sostiene il sociologo Marzio
Barbagli. E per quelli, la giustizia italiana non riesce a dare risposte immediate. FABIO TONACCI