AVVENIRE
Ecoreati, cala il business ma le mafie sempre all’opera
«Siamo orgogliosi di aver varato la legge sugli ecoreati e ora cominciamo a raccoglierne i frutti. La diminuzione dei reati ambientali ne è la prova… ». È la soddisfazione del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a sintetizzare l’inversione di tendenza registrata nelle cifre raccolte nel rapporto Ecomafia 2016, presentato ieri da Legambiente a Palazzo Madama. Lieto per il «cambio di passo» è pure il presidente del Senato Pietro Grasso, che giudica i crimini ambientali «furti di futuro, perché privano i cittadini della bellezza del territorio e della salute» e sollecita l’urgenza di «portare avanti un programma nazionale di bonifica».
Tre reati l’ora, Campania infelix. Dossier alla mano, il business delle ecomafie risulta in calo: 19,1 miliardi di euro nel 2015 (3 in meno dei 22 del 2014). Nel medesimo periodo, sono stati accertati 27.745 reati ambientali (in media 76 al giorno, più di 3 ogni ora), con 188 arresti, 24.623 persone denunciate e 7.055 sequestri. A spartirsi la torta dell’eco-malaffare sono 326 clan. La Campania figura in testa alla classifica regionale degli illeciti (4.277, il 15% a livello nazionale), primo nel centro Italia è il Lazio, nel Nord la Liguria. Fra le province più vessate, Napoli, Salerno, Roma, Catania e Sassari.
Terre dei fuochi. Gli incendi hanno mandato in fumo oltre 37mila ettari. In materia di roghi, la maglia nera va alla ‘solita’ Campania, col numero più alto di infrazioni (894, quasi il 20% di quelle italiane), seguita da Calabria (692), Puglia (502), Sicilia (462) e Lazio (440).
Abusivismo, agromafie e altri business. Il dossier segnala anche l’espansione del caporalato e desta allarme l’aumento degli illeciti nella filiera agro-alimentare (20mila reati e 4.214 sequestri, per un valore di 586 milioni di euro). Ma inquietano il ciclo del cemento e dell’abusivismo edilizio (costruiti 18mila immobili ‘fuori legge’, con 1.275 sequestri); i reati contro gli animali (8.358) e quelli ai danni dei beni culturali.
Il mafioso e l’imprenditore. Oltre 47,5 milioni di tonnellate di rifiuti sono state sequestrate. E a fine maggio di quest’anno si contavano già 314 inchieste, con 1.602 arresti e 7.437 denunce. Non solo: «Da gennaio 2010 a giugno 2016 – dice il direttore di Legambiente Stefano Ciafani – abbiamo contato 302 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 2.666 persone arrestate e 2.776 denunciate». La Lombardia è la regione col numero più alto di indagini (40), seguita da Campania (39), Lazio (38), Sicilia (32) e Calabria (27). «Le mafie approfittano dell’illegalità diffusa nel Paese e della nostra distrazione», avverte la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi. Per il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, «il mafioso interviene interagendo con l’imprenditore, che si rivolge alla criminalità per lo smaltimento illecito dei rifiuti», reato che va a braccetto con «corruzione e falso documentale». Sul giudizio delle nuove norme, Roberti resta cauto: «Credo non siano sufficienti i dati investigativi. Mancano quelli giudiziari, non ci sono le sentenze, non ci sono le confische e ciò non permette di misurare gli effetti della legge».
«Ora la riforma dei parchi». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando annuncia «un’attività formativa» specifica per i magistrati. Ma oltre alla repressione, considera la presidente di Legambiente Rossella Muroni, serve prevenzione: «È la moneta buona che scaccia quella cattiva, creando lavoro e sviluppo nei territori a rischio». La sfida è ancora lunga, conclude il ministro Galletti: «Dopo il Collegato ambientale e la riforma delle agenzie, dobbiamo fare nuove leggi: quella di riforma sui parchi, che il Parlamento potrebbe approvare entro fine anno, e quella sul consumo di suolo, in attesa del via libera in Senato». VINCENZO R. SPAGNOLO