LA REPUBBLICA
L`analisi
L`ultimo dossier dell`Osservatorio sulla sicurezza rivela
la crescita dei reati negli ultimi cinque anni
Furti negli alloggi, borseggi e richieste di porto darmi ecco le paure degli italiani
ROMA. Chi in queste ore cerca in Parlamento di allargare i confini della legittima difesa, si appoggia su un ragionamento che suona più o meno così: gli italiani si sentono meno sicuri, perché oggettivamente sono meno sicuri
di una volta. Più soggetti a rapine, furti, violenze. Più spaventati. Dunque, più inclini a forme di autodifesa. Come organizzare una ronda di cittadini nel quartiere, ad esempio. O tenere una pistola in casa e puntarla contro chi entra per rubare. È davvero così?
L`ultimo dossier dell`Osservatorio europeo sulla sicurezza classifica le paure degli italiani di fronte alla criminalità. C`è la sensazione generale, condivisa
dall`84 per cento degli intervistati nel sondaggio, che i reati siano cresciuti molto rispetto a 5 anni fa. E tolte le mafie, la nostra ossessione è proprio il furto in casa. Quasi un italiano su tre, il 29 per cento, dichiara di essere molto
preoccupato dai ladri di appartamento. Non c`è neanche paragone con il timore di subire il furto dell`automobile ( 19,7 per cento ), uno scippo ( 18,9 per cento ), o una rapina ( il 16,7 per cento ).
«Al di là del danno materiale osserva il sociologo e politologo Ilvo Diamanti, che ha partecipato alla stesura del rapporto – l`intrusione produce un senso di violazione personale che spaventa tutti. La casa è il rifugio, dove tuteli. Chi lavora nei poligoni di tiro da mesi parla di un aumento del 20-30% dei clienti che vanno a sparare per prendere il porto d`armi sportivo. Quella licenza consente la detenzione in casa di una pistola, e la possibilità di trasportarla
nel tratto di strada fino al poligono. Stando agli ultimi dati del Viminale, le licenze per “tiro a volo” rilasciate dalle questure sono cresciute del 12% tra il 2011 e il 2014: erano 352.149 cinque anni fa, sono diventate 397.384. Quelle per uso “caccia” sono rimaste stabili, intorno alle 690.000, mentre la normativa più restrittiva ha fatto diminuire quelle “per difesa personale”: da 24.678 si è arrivati a neanche 22.000.
Quante siano le armi in circolazione nel nostro Paese è un dato ancora oscuro, perché il ministero dell`Interno non lo diffonde. L`ultima stima affidabile è stata fatta nel 2007 da gunpolicy.org: 7 milioni di pistole e fucili, quasi
12 pezzi ogni 100 cittadini. Un tasso che allora ci collocava al 15esimo posto nel mondo per diffusione. C`è però chi rifiuta il nesso causa-effetto tra il senso di insicurezza collettiva che aumenta e gli episodi di cittadini che si fanno giustizia da soli uccidendo il ladro. «Sono casi marginali – sostiene
il sociologo Marzio Barbagli spesso legati a disturbi personali.
Non vedo una reale corsa alle armi. E le ronde di quartiere ( nate un po` ovunque al nord, da Massa a Pavia, da Parma al Triveneto, ndr ) si sono rivelate fallimentari». Su un punto Barbagli però concorda: gli italiani si sentono più vulnerabili. «Ciò dipende da due fattori: i reati contro il patrimonio e il livello di degrado della zona in cui uno vive».
Le statistiche del ministero dell`Interno, che si fermano al 2014, dimostrano che la percezione dei cittadini non è poi così miope. I borseggi nel 2009 erano
113.000, nel 2014 sono stati 180.000. Per i furti in appartamento c`è stato il boom: 149.000 sette anni fa, 255.000 nel 2014. Le rapine in casa sono passate da 2.100 a 3.600, quelle in strada sono arrivate a quota 23.000. «È innegabile dice Barbagli – che sull`aumento delle rapine al centro nord abbia influito la maggior presenza di immigrati: nel caso di furti in abitazione gli stranieri sono il 57% del totale dei denunciati».
Ci sono comuni, nel vercellese, che hanno scritto al Prefetto chiedendo di mandare l`esercito a protezione delle abitazioni “contro i malviventi”. Ad Alessandria, altra zona preda dei ladri, il sindaco del Pd Maria Rita Rossa da tre anni aspetta l`autorizzazione dalla prefettura per dare il via al progetto Milleocchi e collegare tutte le vigilanze private e le forze di polizia urbane
con il comando dei vigili. «Nemmeno abbiamo potuto partecipare ad alcuni bandi pubblici per l`installazione delle telecamere, perché i parametri non lo consentivano. Dico solo questo: se vogliamo creare città più sicure, la burocrazia non si deve mettere in mezzo». FABIO TONACCI