IL CORRIERE DELLA SERA
Il retroscena
Orlando e la preoccupazione per lo «sgambetto» dem: avanti così salta la riforma
dom.29 – ROMA. Al ministero della Giustizia dicono che il Guardasigilli
Andrea Orlando abbia usato parole non proprio delicate quando ha trovato sulla scrivania «la sorpresa» che gli hanno fatto i senatori dem Felice Casson e Luigi Salvatore Cucca. I due relatori della riforma del codice penale – il
primo ormai considerato «fuori dal gruppo», il secondo renziano – sono stati strapazzati a parole dal Guardasigilli perché hanno confezionato, «all`insaputa di tutti», un emendamento che rischia di far saltare mesi, se non anni, di trattative tra Pd e Ncd sulla prescrizione dei reati. Quando ha visto quella proposta, inserita in un fascicolo di ben 700 pagine, Orlando si è sfogato con i suoi collaboratori: «Questi non capiscono… Se tirano la corda ancora un po` rischiano di non ritrovarsi più niente in mano. Se si va avanti di questo passo, finiamo per bloccare tutto il provvedimento».
E in quel ddl (già approvato dalla Camera) non c`è solo la prescrizione più lunga. Ci sono regole più stringenti sulla pubblicazione delle intercettazioni,
molti cavilli in meno per le notifiche degli atti giudiziari, la riforma dell`ordinamento penitenziario: «Ecco – ha insistito il ministro con i suoi
collaboratori – sarebbe un peccato non condurre in porto l`ordinamento giudiziario». E, trattandosi di una delega, vanno considerati i mesi necessari
per i decreti dopo l`approvazione del testo in Parlamento.
La «bomba» lanciata da Casson e da Cucca (che ha annunciato di voler ritirare la firma dall`emendamento ma non lo ha ancora fatto) ha apparentemente bloccato il tavolo sulla prescrizione tra Pd e Ncd. Si era partiti col testo del governo del 31 agosto del 2014 (prescrizione sospesa per due anni dopo la condanna in primo grado e per un anno dopo quella in appello) e poi era arrivato il testo ben più duro approvato dalla Camera (ispirato dalla dem Donatella Ferranti) che portava la prescrizione della corruzione oltre il tetto dei 20 anni. Infine, al Senato, il partito di Alfano aveva puntato i piedi ottenendo di azzerare il testo Ferranti per tornare allo schema varato collegialmente dal governo nel 2014. Dunque, il punto di caduta avrebbe dovuto essere quello della doppia sospensione della prescrizione: 2 anni dopo la condanna di primo grado, un anno dopo quella di appello. Senza penalizzazioni particolari per la corruzione, già appesantita da pene edittali più alte introdotte dalla legge Grasso. Risultato: corruzione prescritta in 15,5 anni invece dei 7,5 attuali.
In questo contesto – in cui Ncd, insiste Mano, «è favorevole ad aumentare la prescrizione ma non all`infinito» – i relatori Casson e Cucca hanno proposto di posticipare la decorrenza della prescrizione al momento in cui il pm viene a
conoscenza della la notizia di rato, introducendo pure la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di condanna di primo grado. Una soluzione, questa, più spinta di quella avanzata dall`Associazione nazionale magistrati.
Al ministero della Giustizia – dove, comunque, le trattative con Ncd non si sono mai interrotte – ora auspicano che il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, sappia districare la situazione dopo aver detto che gli emendamenti dei relatori sono solo «un`ipotesi di lavoro». Anche perché il presidente della commissione Giustizia, Nico D`Ascola (Ncd), ha fatto sapere che non verrà meno al suo ruolo istituzionale: «Ormai gli emendamenti ci sono, dovremo votarli…». E anche Peppe Lumia (Pd) spinge in questa direzione: «Come è adesso, la prescrizione è uno scandalo. Partiamo dal testo della Camera ma vanno considerate tutte le soluzioni, compresa di Casson e Cucca, che non ha ritirato la firma». Ma per scongiurare un «patto eretico» Pd-M5S, con Ncd in minoranza, c`è il rischio che venga buttata alle ortiche l`intera riforma del processo penale. Dino Martirano