RIFORMA FALLIMENTARE: Orlando: entro l’anno attuazione della delega (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE
Riforma fallimentare. Possibili emendamenti nell’iter parlamentare
Orlando: entro l’anno attuazione della delega
Roma. Il Governo procederà entro l’anno alla riforma del diritto fallimentare attuando la delega. È l’impegno del ministro della Giustizia Andrea Orlando, intervenuto ieri alla giornata di studio organizzata dall’Università Lumsa. Un nuovo diritto concorsuale – sul quale annuncia Orlando c’è un margine di intervento per “correzioni di rotta” – che andrà a correggere alcune disfunzioni, a cominciare dall’incapacità delle piccole e medie imprese, spesso a “conduzione” familiare, di promuovere autonomamente processi di ristrutturazione precoce. Uno strumento, per superare il limite è la fase di allerta in cui l’emersione della crisi consente di sostenere l’impresa coinvolgendo il tribunale se il debitore non partecipa.
Da colmare per Orlando resta la lacuna sulla crisi e l’insolvenza dei gruppi di imprese, rispetto alla quale lo schema di legge all’esame del Parlamento «individua ove possibile, un unico tribunale competente e un assetto unitario di procedura». Per il ministro della Giustizia sul piano organizzativo si impongono due interventi. «Il primo è il potenziamento del tribunale delle imprese sul quale concentrare le procedure di maggiore dimensione, le altre andranno ripartite tra un numero ridotto di tribunali con pianta organica adeguata, scelti in base a criteri oggettivi». Sul punto sarà d’aiuto la riforma della geografia giudiziaria, premessa per una maggiore specializzazione. L’altra innovazione della cui efficacia è convinto il Guardasigilli è il sistema di “Common”: un unico “market place” nazionale per tutti i beni messi in vendita dalle procedure concorsuali ed esecutive: «Grazie a questo sistema le vendite prendono una visibilità maggiore e si amplia la platea dei potenziali acquirenti: cosa eccezionale visto che nel settore delle esecuzioni e dei fallimenti si stima che la ricchezza incagliata valga miliardi di euro».
Per il presidente della Corte d’Appello di Roma Luciano Panzani è una buona notizia che il testo sia emendabile: «Sono perplesso sull’intervento coatto del giudice se le cose non funzionano con l’organismo di composizione. Le rigidità del giudice possono spaventare gli imprenditori con un effetto boomerang». A preoccupare Panzani è anche la previsione di passare i procedimenti più importanti alle sezioni specializzate con il rischio «di seppellirle sotto un numero eccessivo di segnalazioni». Le modifiche apportate prima dell’approdo in Parlamento non hanno fatto piacere al presidente della Commissione Renato Rordorf che se da una parte dava per scontati degli interventi nel corso dell’iter non capisce quelli “in partenza”. Invita ad usare il concordato solo se c’è una possibilità di continuità il vice ministro dell’economia Enrico Zanetti e lo fa cifre alla mano:«I concordati definiti con l’esecuzione di quanto promesso ai creditori sono stati soltanto 2,28 nel 2012, 2,42 nel 2013 e 4,55 nel 2015».
Per Zanetti va bene la vendita dei beni anche telematica ma serve trasparenza sul fronte dell’attribuzione degli incarichi, attraverso una data base sui siti istituzionali perché «non si può sconfinare nell’amore dei singoli magistrati per alcuni professionisti». Infine la delega deve occuparsi anche della gestione dei privilegi: attribuire una corsia “preferenziale” alle sanzioni tributarie fa parte di una concezione statalista che non considera il rischio di fallimenti a catena.
Il presidente della Commissione della Camera Francesco Boccia sposta l’attenzione sugli interventi che arrivano in ritardo rispetto alla crisi, come accaduto per le Banche «L’Italia è passata dai 40 miliardi di sofferenza del 2008 ai 360 del 2015 di cui 210 “vera” e il resto dovuta ai crediti incagliati».
A dare il punto di vista delle imprese è il direttore dell’Ufficio legislativo di Confindustria Antonio Matonti: «La riforma dell’amministrazione straordinaria è un tassello indispensabile del complessivo disegno di riordino. Due i punti chiave : rendere lo strumento davvero “straordinario” e consentire l’accesso alle sole imprese con una seria prospettiva di recuperabilità economica. E ciò anche per riequilibrare la disciplina in una direzione di maggiore tutela delle ragioni dei creditori. Su questo, le scelte compiute dalla Commissione di riforma rappresentano un compromesso accettabile, ma sono senz’altro possibili dei miglioramenti in occasione dell’ormai imminente esame parlamentare del disegno di legge».
Il presidente dei dottori commercialisti Gerardo Longobardi fa una precisazione sull’allerta: «I primi segnali della crisi d’impresa sono avvertiti dall’Agenzia delle Entrate e dall’Inps: è importante dare un valore sintomatico alle banche dati se vogliamo che funzioni l’allerta esterna». Patrizia Maciocchi

Foto del profilo di Andrea Gentile

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