LA REPUBBLICA
Il premier teme di cadere al Senato sulla fiducia alla legge che regola intercettazioni e prescrizione. Ecco perché tutto può slittare a dopo il voto
Divisioni e imboscate la riforma della giustizia rischia il binario morto
ROMA. Renzi contro Orlando. Orlando contro Renzi. Il primo teme che il governo cada sulla giustizia. Il secondo vuole salvare la sua riforma del processo penale. La prossima settimana, se vince la linea Renzi, il ddl che
cambia le regole della prescrizione e delle intercettazioni potrebbe
finire sul binario morto, congelato in attesa che si voti per il referendum. Se ne potrebbe addirittura parlare con l`anno nuovo. All`opposto, se la
spunta il ministro della Giustizia, il testo passa con la fiducia, cui sta lavorando freneticamente il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. Tutti i senatori in missione richiamati indietro, conti sul pallottoliere, che
danno la maggioranza al sicuro con 170 voti contro i 148 degli oppositori.
REFERENDUM A RISCHIO
Da oltre 700 giorni, prima alla Camera e poi al Senato, la riforma penale attende il via libera. L`Anm di Pier Camillo Davigo la considera «inutile e dannosa». Orlando la ritiene «un buon compromesso». Ma il premier
Matteo Renzi la vede adesso come una mina vagante sul destino del referendum. Per questo, gelando il Guardasigilli, ieri ha frenato le pressioni sulla fiducia con la staffilata «non la metto contro Davigo». Battuta che
in via Arenula viene giudicata «soltanto un alibi».
RENZI CONTRO ORLANDO
Il Guardasigilli lo nega, ma il braccio di ferro col premier sulla fiducia va avanti da giorni. Il ministro la vede così: «Non è necessario metterla subito. Cominciamo a votare, incassiamo i primi articoli. Dimostriamo che la maggioranza è con noi. Poi, seminai, mettiamo la fiducia». Tant`è che, durante il consiglio dei ministri di martedì sera, ottiene l`autorizzazione. È
convinto che sia utile approvarla prima del referendum, perché «contiene dei punti di forza, come l`aumento della prescrizione».
La sua corrente, i Giovani turchi, lo sostiene, e preme per il voto.
IL REBUS DELLA FIDUCIA
Renzi, all`opposto, vede solo danni dalla riforma. Sia che la si voti senza la fiducia, perché come gli hanno spiegato i suoi la maggioranza rischia di andare più volte sotto al Senato per via dei quasi 200 voti segreti,
sia che si metta la fiducia. La seconda ipotesi è ben peggiore della prima, perché i numeri sono molto «risicati», come ammette lo stesso Orlando, e perché risulta determinante il voto di Ala, il gruppo di Verdini.
Se Ala vota, Renzi acquista nemici contro il referendum, se non vota e il governo cade, comunque Ala risulta determinante per la sopravvivenza del
governo e costretto a salire sul Colle. Ma Renzi ha contro il partito della fiducia, Orlando perché vuole la “sua” riforma; il ministro dell`Interno Angelino Alfano che ha paura di un voto il libertà. La formula della prescrizione sarebbe più drastica, un`ipotesi che potrebbe dissolvere
il suo gruppo al Senato.
TOGHE IN ALLARME
I magistrati sono in allarme, non solo sul ddl, ma anche sull`età pensionabile e sulla mancanza di cancellieri. Sabato si riuniscono nel palazzaccio
di piazza Cavour, pronti ad attaccare il governo su tutto. Orlando tenta l`ennesima mediazione e nelle prossime ore incontra Davigo, ma gli spazi per
cambiare il ddl al Senato sono strettissimi. Perché se cambia gli alfaniani non lo votano, quindi la partita è chiusa.
IL NODO PESCRIZIONE
Ben 40 articoli, prescrizione (sospesa dopo il primo grado, 36 mesi di bonus tra Appello e Cassazione, aumentata della metà per i reati di corruzione),
intercettazioni (stretta sulle telefonate necessarie da mettere nei provvedimenti dei magistrati e quindi rendere pubbliche), uso dei captatori Trojan horse (solo per reati gravi) , spada di Damocle sui pm che avranno
solo tre mesi, dopo la chiusura delle indagini, per decidere le contestazioni pena l`avocazione. Ma anche pene più dure per furti e scippi. E più severe
per il voto di scambio con la mafia.
LA SOLUZIONE CASSON
Su ogni punto le contestazioni dell`Anm, ma anche della sinistra del Pd. A partire dalla prescrizione, dove il relatore Felice Casson ha proposto il brusco
stop dopo il primo grado. È proprio la soluzione che piace ai magistrati. Piace anche al presidente del Senato Piero Grasso che l`aveva messa nel suo ddl. La voterebbe anche M5S. Ma non la voterebbero mai gli alfaniani che, con il ministro Enrico Costa, considerano l`aumento ad hoc per la corruzione un`evidente esagerazione. Lo sa bene Orlando che ha lavorato per il compromesso. E che, senza fiducia, rischia di vedere il suo ddl sul binario morto. Liana Milella