IL SOLE 24 ORE
Orlando a Londra. Il ministro: «Per gli investitori domiciliati all’estero il foro naturale è il tribunale delle imprese»
Le riforme della giustizia alla prova della City
LONDRA. «La giustizia civile in Italia? Per gli investitori domiciliati all’estero è già cambiata. Il forum naturale per loro è il tribunale delle imprese». La trasferta londinese del ministro della giustizia Andrea Orlando si concentra in tre appuntamenti, ma ha un obbiettivo prevalente: convincere la City che l’Italia non è più la patria del diritto mutilato dal rinvio di una tempistica senza fine.
La zavorra del contenzioso arretrato che è tre volte e mezzo quello tedesco – ovvero di un Paese con una popolazione il 40% più numerosa – si va smaltendo. «Sono rimasto sorpreso anch’io – ha detto il ministro nell’incontro alla Law Society dove si è rivolto alla comunità di avvocati che operano a Londra – dalla rapida ricaduta delle misure introdotte che hanno portato a una riduzione del 20% delle cause. Questo significa che nel volgere di tre o quattro anni l’arretrato potrà essere interamente smaltito».
Si contrae l’eredità del passato e accelera, nelle tabelle del ministro, la giustizia nelle 22 corti per le imprese. Nel biennio 2012-2014 è stato rilevato un tempo medio di un anno per la definizione dell’80% delle liti. Un successo che Orlando “vende” sulla piazza di Londra consapevole che la relativa certezza del diritto civile in Italia è stata una delle cause principali degli scarsi investimenti esteri. «Intendiamo potenziare l’azione del tribunale delle imprese – ha aggiunto – e un passo in tal senso è inserito nella riforma organica della giustizia civile. Se fino ad ora abbiamo adottato una terapia d’urto, adesso è necessario un cambio fisiologico che dovrà passare per la specializzazione dei giudici su imprese da un lato, famiglie e individui dall’altro. Prevedo che l’approvazione finale della riforma possa avvenire entro la fine del 2015, tempi parlamentari permettendo anche prima».
L’appuntamento alla Law Society è servito al ministro Orlando per presentare i progressi di un sistema giudiziario che a suo avviso è stato riformato nella dimensione geografica, con una storica sforbiciata a giudici di pace, sedi distaccate e tribunali; nella tecnologia, con una progressiva informatizzazione; nella dinamica con lo sviluppo degli strumenti stragiudiziali. La visita dal collega britannico Michael Gove è servita, invece, al ministro per mettere a punto aspetti bilaterali sull’estradizione, mentre la tavola rotonda in ambasciata, appuntamento finale della missione londinese lo ha messo a confronto con il mondo del business. Un incontro che ha visto gruppi del calibro di Blackrock e Kkr sollecitare il responsabile della Giustizia su punti specifici. Ad esempio l’accelerazione dell’iter giudiziario collegato alle garanzie sui cosiddetti «non performing loans». Asset per lo più immobiliari che restano imbrigliati nella rete delle lentezze giudiziarie. Anche in questo caso, probabilmente, il tribunale delle imprese potrebbe divenire strumento utile per superare l’impasse.
La visita di Andrea Orlando ha dato una prima risposta alle ansie degli investitori che si concentrano a Londra, ma solo il tempo, con la conferma della “performance giudiziaria” descritta dal ministro, potrà abbattere l’aura di scetticismo che spinge i capitali esteri a stare alla larga dall’Italia. Leonardo Maisano