RIFORMA GIUSTIZIA: Mille nuovi cancellieri: oggi il Consiglio dei ministri decide (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Giustizia. Pressing del ministro per il varo del decreto sulle assunzioni
Mille nuovi cancellieri: oggi il Consiglio dei ministri decide

Gio.30 – ROMA. Due grane per il governo. Mentre al Senato è cominciata la partita sul processo penale e uno dei relatori, Felice Casson (Pd), non è intenzionato a retrocedere di un millimetro sull’emendamento che fa decorrere la prescrizione dall’acquisizione della notizia di reato, bloccandola dopo la sentenza di primo grado, destinato a gettare nel caos la maggioranza, a Palazzo Chigi oggi si decide se approvare il decreto legge “efficienza giustizia”, per assumere almeno 1.000 cancellieri (ne mancano 9mila) e per alleggerire il carico di lavoro della Cassazione, nel civile e nel tributario. L’articolato del ministero della Giustizia è stato inviato nei giorni scorsi a Palazzo Chigi che, però, non lo ha esaminato nel preconsiglio di martedì. Un segnale negativo, anche se a via Arenula (e al Quirinale) non disperano, visto l’allarme paralisi degli uffici giudiziari denunciato dal Csm e dall’Anm e considerati i tempi stretti per la conversione in legge poiché mancano solo quaranta giorni alla chiusura delle Camere per le ferie. Nel testo non c’è, invece, la proroga dei vertici degli uffici giudiziari in uscita a fine anno (come il primo presidente e il Procuratore generale della Cassazione) ma non è escluso del tutto che se ne parli in Consiglio dei ministri.
Si tratta di due grane politiche, di cui il governo è consapevole ma che finora ha rinviato. Quanto al ddl sul processo penale (che, con l’accorpamento deciso in commissione Giustizia, contiene anche la riforma della prescrizione), il quadro si è complicato dopo le elezioni amministrative, con il successo dei 5 Stelle e la perdita di consensi del Pd, preoccupato di perderne ancora andando allo scontro con i grillini sulla prescrizione. Non a caso, finora il Pd non ha chiesto alla Conferenza dei capigruppo di calendarizzare il testo in Aula per fine luglio. Forse lo farà martedì né è escluso che si vada in Aula senza voto finale della commissione, e quindi solo con il testo licenziato dalla Camera. In tal caso, la prescrizione entrerebbe come emendamento, dei senatori e del governo.
Ieri è cominciata l’illustrazione degli oltre 700 emendamenti al ddl. Si voterà dalla prossima settimana ma all’articolo 7, sulla prescrizione, si arriverà non prima del 12-13 luglio. Casson, a differenza dell’altro relatore Giuseppe Cucca, non intende fare marcia indietro. «Gli emendamenti presentati vengono votati, non ritirati. Non certo quelli a mia firma» afferma, rivendicando di essere «un tecnico» e di aver fatto «proposte tecniche». Inoltre, preannuncia che ripresenterà l’emendamento anche in Aula. E se mettono la fiducia? «C’è chi la voterà e chi no», risponde. I 5 Stelle appoggiano l’emendamento, che invece Ap chiede di ritirare, minacciando, altrimenti, di allungare i tempi dell’esame. «Da parte nostra c’è tutta l’intenzione di accelerare – dice il capogruppo Nino Marotta – ma è chiaro che la premessa dev’essere riuscire a consolidare l’equilibrio ottenuto con il testo licenziato prima dal governo e poi dalla Camera». Condizioni peraltro condivise da gran parte del Pd oltre che dai verdiniani. Tant’è che finora non ci sono stati neppure incontri di maggioranza.
L’accordo di cui si parla da tempo prevede infatti la sospensione della prescrizione dopo la condanna di primo grado (per due anni in appello e uno in Cassazione), con l’aggiunta dell’emendamento del verdiniano Ciro Falanga sulla corsia preferenziale per i processi di corruzione. Il quasi aumento della metà della prescrizione introdotto dalla Camera per i (soli) reati di corruzione propria, impropria e giudiziaria verrebbe quindi azzerato o diminuito a un terzo. Ma quest’accordo (con o senza voto di fiducia) sancirebbe di nuovo una maggioranza che pende verso il centrodestra e che sopravvive grazie ai verdiniani. I grillini non aspettano altro. Donatella Stasio

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