LA REPUBBLICA
I procuratori: la legge sulle intercettazioni non serve
ROMA. Una legge sulle intercettazioni non serve, basta applicare le norme già esistenti, e comunque la delega riservata al governo per intervenire sul dossier degli ascolti è troppo ampia. Ecco in sintesi il ragionamento
dei procuratori della Repubblica Armando Spataro (Torino), Giuseppe Pignatone (Roma), Giuseppe Creazzo (Firenze) e dell`aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli, durante l`audizione avuta ieri in commissione giustizia al Senato. I quattro sono autori delle circolari, diramate ai rispettivi uffici, per autoregolamentare l`utilizzo delle registrazioni considerate non rilevanti, che non costituiscono cioé prova di reato, ma che riportano solo fatti personali o circostanze che coinvolgono non indagati. Proprio la scelta di emanare questi vademecum, ha ricordato Pignatone, dimostra che «le norme ci sono, vanno
applicate e fatte applicare».
La delega a intervenire sulle intercettazioni è contenuta nel ddl sul processo. Dieci righe in tutto, considerate poco stringenti dai quattro magistrati. «Abbiamo rilevato che per ora è troppo generica», fa sapere Spataro,
al termine di un`audizione durata un`ora e chiusa alla stampa. Ma non basta. Secondo il procuratore di Torino, è soltanto il giudice – e non una norma approvata dal legislatore – a poter “filtrare” i nastri: «La rilevanza penale delle intercettazioni – fa presente – non può che essere rilevata dai magistrati che procedono nel contraddittorio con gli avvocati e il pubblico ministero. E non può essere disciplinata per legge». Un ragionamento rilanciato anche da Pignatone: «A decidere la rilevanza può essere solo il giudice, perché questa può cambiare da un momento all`altro». Un esempio? «Se un camorrista telefona alla moglie per dire che entro mezz`ora sarà a casa per pranzo – ipotizza Borrelli – fornisce un`informazione che in un dato momento non è rilevante, ma può diventarlo in seguito, magari per dimostrare che ha inventato un alibi».
L`altro nodo, naturalmente, riguarda la pubblicazione delle intercettazioni da parte dei media, quando ne entrino in possesso. Una circostanza ormai riconosciuta da diverse sentenze della Corte europea dei diritti dell`uomo di Strasburgo, hanno ricordato Spataro e Felice Casson (Pd), in nome del diritto dei cittadini ad essere informati e del dovere del cronista a informare l`opinione pubblica.
Un dettaglio, infine, aiuta a comprendere il clima in cui il governo si appresta a mettere mano al dossier intercettazioni. Proprio mentre i procuratori intervenivano a Palazzo Madama, al Csm Antonello Ardituro e Francesco Cananzi si mettevano al lavoro per tradurre le quattro circolari in un`unica ordinanza destinata a tutti i magistrati d`Italia. Tommaso Ciriaco