IL SECOLO XIX
Orlando: «Il terrorismo non teme le pene più dure»
dom. 17 – LA SPEZIA. Arriva a piedi attraversando il centro storico della sua città, La Spezia, il Guardasigilli, Andrea Orlando, protagonista di
un`intervista pubblica sui temi caldi del confronto sullo stato di salute della Giustizia. Oltre mille spezzini molti avvocati in giacca e cravatta, ma anche tanti capelli grigi, il nocciolo duro del Pd spezzino – sono rimasti per due ore ad ascoltare il “loro” ministro misurarsi con le domande dei cronisti
Paolo Ferrarella e Donatella Stasio sulle paure indotte dal terrorismo, la riforma del processo penale, lo stato di salute del sistema giudiziario,
le condizioni delle carceri, e solo incidentalmente su alcuni temi incandescenti del confronto politico: prescrizione e intercettazioni.
«Rispondiamo alla paura senza torsioni autoritarie», ha esordito Orlando. «Il terrorismo non si contrasta con la minaccia di inasprire le pene. Un`arma spuntata se agitata verso chi mette in conto di farsi saltare in aria.
Dobbiamo evitare che le carceri possano diventare terreno di reclutamento e quartiere generale degli islamici radicalizzati: quattrocento imam potranno
accedere agli istituti di pena: non solo per garantire il diritto costituzionale al
culto ma anche per evitare che chi predica odio possa diventare l`unica voce
che nel carcere si rivolge ai detenuti musulmani». Un tema che domani e martedì sarà tra quelli al centro della kermesse che a Rebibbia alla
presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di mezzo governo, ma il premier Renzi non ci sarà – chiuderà gli stati generali sull`esecuzione penale tirando le prime somme del lavoro di 18 tavoli tematici
che hanno fatto il check up al sistema carcerario tricolore.
Ma il Guardasigilli ha còlto l`occasione anche per inviare due segnali al leader dell`Anm, Piercamillo Davigo sul tema della prescrizione. Il primo distensivo: il governo eserciterà la delega per limitare il ricorso in appello», ha detto Orlando. Il secondo puntuto: «Noi dobbiamo fare le riforme: difendo il disegno legge oggi in discussione al Senato, lo porteremo in fondo. Noi dobbiamo fare la riforma, ma, lo dico sommessamente, c`è anche un problema di organizzazione degli uffici. Ho visitato i dieci tribunali che registrano l`arretrato più consistente: otto non avevano problemi di organico. Magari anche la valutazione dell`efficienza potrebbe entrare tra i criteri per decidere della carriera di un magistrato». FABIO AZZOLINI