IL SOLE 24 ORE
Tribunale di Roma. Per il giudice va tutelato l’interesse «spirituale-affettivo» dell’animale
Coppia di fatto, affido condiviso per il cane
Per il Tribunale di Roma anche i cani hanno un’anima e il loro interesse «spirituale-affettivo» va tutelato. Nel caso di Spilla, un meticcio di nove anni, a tutelarlo ci ha pensato il giudice Antonio Fraioli che ha imposto l’affido condiviso ai due proprietari dell’animale, in lotta da anni per l’affidamento del cane che avevano adottato durante il loro periodo di convivenza.
«Dal punto di vista del cane – scrive il giudice – che è l’unico che conta ai fini della tutela del suo interesse, non ha assolutamente alcuna importanza che le parti siano state sposate o meno».
Equiparando – con un paragone forse eccessivo – il cane a un figlio il giudice sottolinea che «il suo affetto per entrambe (le parti che compongono la coppia, ndr) prescinde assolutamente dal regime giuridico che le legava».
Ecco che, quindi, scatta la tutela dell’interesse materiale-spirituale-affettivo dell’animale che ha diritto a passare lo stesso tempo con il padrone e con la padrona, anche in nome di una «ben nota memoria affettiva dei cani».
Nella sentenza n. 5322 del 15 marzo 2016 il giudice richiama due precedenti pronunce (Tribunale di Cremona e Tribunale di Foggia) relative all’affido di cani in cause di separazione e ricorda che in Parlamento «giace da molti anni» una proposta di legge con la quale si vorrebbe introdurre nel Codice civile l’affido degli animali familiari in caso di separazione dei coniugi. «La proposta di legge – spiega il giudice di Roma – estende la competenza del Tribunale a decidere dell’affido dell’animale anche alla cessazione della convivenza more uxorio».
In base a queste considerazioni e a un’istruttoria approfondita il giudice ha stabilito che Spilla trascorrerà sei mesi con il suo padrone e sei mesi con la sua padrona, in quali dovranno pagare al 50% le spese relative a cibo, cure mediche e «quanto altro eventualmente necessario al benessere» del cane.
Nei sei mesi in cui una delle due parti non starà con il cane potrà comunque «vederlo e tenerlo due giorni la settimana, anche continuativi, notte compresa».
La sentenza arriva quattro anni dopo l’avvio della lite e condanna inoltre il proprietario alle spese del giudizio di circa 6mila euro. Francesca Milano