ITALIA OGGI
Tar della calabria
Il dipendente si paga da solo le spese legali
Innocente sì, ma più povero. Dopo l’assoluzione dall’imputazione di peculato il dipendente del Comune chiede all’ente datore di coprirlo sulle spese legali sostenute nel procedimento il reato ipotizzato, inerente motivi di servizio. Ma dovrà rassegnarsi a pagarle da solo perché a suo tempo non ha coinvolto l’amministrazione, anzi ha taciuto l’esistenza del processo a suo carico, forse temendo la condanna: l’ente datore, invece, deve essere messo in condizione di verificare se sussistono conflitti d’intesse con il dipendente. È quanto emerge dalla sentenza 272/16, pubblicata dal Tar Calabria, sezione staccata di Reggio, che interviene su di una questione controversa in giurisprudenza.
Schema procedimentale – Niente da fare per la lavoratrice, che pure è stata mandata esente da pena nel procedimento in cui era accusata di essersi appropriata di marche da bollo nella sua disponibilità. Non c’è dubbio che il dipendente pubblico sotto inchiesta per reati riconducibili al suo lavoro possa scegliersi l’avvocato che preferisce. Ma non può farsi vivo con l’amministrazione solo a giudizio concluso perché sia il Comune a farsi carico della parcella forense: lo schema procedimentale, infatti, è quello previsto per l’intervento dell’avvocatura dello Stato e l’ente datore deve poter verificare se gli atti per i quali si procede in giudizio riguardano davvero in modo diretto funzioni del lavoratore. E se non ci sono conflitti di interesse l’ente deve farsi carico delle spese legali a tutela propria e del dipendente. Dario Ferrara