IL SECOLO XIX – La Spezia
Orlando: «Ladri d’appartamento? Pene più aspre. E abbia limiti la legittima difesa»
La Spezia – Il tema è sul piatto e il ministro non si tira indietro: rivediamo pure le norme sulla legittima difesa, stabiliamo dei paletti precisi per evitare discrezionalità eccessiva nelle inchieste e nell’applicazione della legge. Però bisogna evitare di lanciare messaggi sbagliati, «facciamo attenzione a non mettere troppe armi in giro, perché lo Stato deve difendere la proprietà, lo Stato deve difendere il singolo, la sicurezza non può essere delegata ad altri».
Così spiega il titolare della giustizia Andrea Orlando e il suo è un intervento preciso su un tema che angustia le vite degli italiani, quello della sicurezza. Così il Guardasigilli lancia un secondo tema. È anche un appello ai senatori: «Mi auguro che la riforma del processo penale abbia il via libera entro luglio, il che significa che potremmo vederla approvata dalla Camera in settembre». Non è solo un traguardo da raggiungere per approdare poi, a settembre, al varo definitivo della riforma. Dentro quel provvedimento c’è anche un altro elemento importante per la sicurezza dei cittadini. C’è l’inasprimento delle pene per il furto in appartamento, reato in crescita, che affligge e devasta l’esistenza di chi viene invaso nella sua intimità e depredato dei suoi beni e dei suoi affetti.
«Nel corso di questi anni – spiega Orlando – la maggior parte dei reati è scesa; sono aumentati alcuni reati di carattere predatorio, che sono fortemente legati all’andamento della crisi. Io credo che in questi casi sia auspicabile un aumento delle pene che consenta al magistrato di intervenire».
Quali sono le modifiche che saranno introdotte? Per il furto in casa la pena passa dalla reclusione da uno a sei anni alla reclusione da tre a sei anni; se poi ci sono le aggravanti, si passa dall’attuale regime, da tre a dieci anni, a quello nuovo, con la pena minima aumentata a quattro anni. Verrà introdotta anche una nuova disciplina per evitare che, alla conclusione del processo, le attenuanti possano portare la condanna sotto una certa soglia, inadeguata al tipo di reato.
Più severità anche per i furti (la pena minima passa da uno a due anni, quella massima rimane a sei) e per le rapine. Per quella semplice il minimo passerà da tre a quattro anni (il massimo rimane a 10); per quella aggravata da quattro anni e mezzo a cinque (venti il massimo). Con più di un’aggravante, si andrà da sei a vent’anni.
Questo il quadro che si prospetta e sul quale Orlando invita a premere sul pedale dell’acceleratore. Il ministro torna anche a parlare di prescrizione, tema caldissimo che periodicamente torna a far crescere i livello della tensione con i magistrati: «Per effetto livelli dei pena che abbiamo già modificato, la prescrizione per un reato conto la pubblica amministrazione è molto difficile». Restano molti problemi sul piatto: «Naturalmente per altri reati rimangono un numero importante di prescrizioni ma questo dipende anche da «come vengono organizzati gli uffici. Per esempio la Corte d’Appello di Venezia ha il 30% di prescrizioni ma quella di Palermo il 3-4%».
La conclusione: «Credo che la soluzione che abbiamo trovato in questo momento sia quella storicamente migliore: abbiamo detto che se uno è condannato in primo grado ci sono due anni in più per fare l’appello, e di non bloccare tout court col giudizio di primo grado il decorrere della prescrizione. Se noi blocchiamo il processo punto e basta rischiamo che i processi si allunghino». Marco Menduni