IL CORRIERE DELLA SERA
Strage al tribunale di Milano
Carcere a vita per Giardiello
La dichiarazione del killer prima della sentenza: «La pistola era là dentro da tre mesi»
BRESCIA. Ergastolo per la strage del tribunale di Milano. Il gup di Brescia
Paolo Mainardi ha condannato al carcere a vita Claudio Giardiello, che il 9 aprile di un anno fa, armato di pistola, uccise tre persone e ne ferì altre due. Massimo della pena, nonostante il giudizio con rito abbreviato e il colpo di scena di una dichiarazione sul momento in cui ha introdotto l`arma.
Quella mattina Claudio Giardiello, originario di Benevento e residente
a Brugherio (Monza), era stato convocato in tribunale come imputato di bancarotta. Aveva già frequentato le aule giudiziarie per via della spregiudicata gestione delle sue attività, fino al fallimento della sua srl avvenuto il 13 marzo del 2008. Proprio durante l`udienza nell`aula della seconda sezione penale, all`improvviso Giardiello sparò e uccise Lorenzo Claris Appiani di 37 anni, il suo ex avvocato diventato testimone. Poi esplose
altri colpi, uccidendo il suo coimputato, Giorgio Erba, 6o anni, morto poco dopo in ospedale, e ferendo il nipote di Erba, Davide Limoncelli. Giardiello era quindi uscito dall`aula d`udienza e aveva ferito il commercialista Stefano Verna, di cui era stato cliente. E approfittando del panico aveva raggiunto in
un`altra aula il giudice fallimentare Fernando Ciampi, 71 anni, freddandolo.
Voleva «vendicarsi» di loro. Poi la fuga in scooter, la cattura e lo choc per la falla nei controlli di sicurezza al palazzo di giustizia. Ieri, proprio un attimo prima che il giudice si ritirasse per il verdetto, Giardiello – che i periti
hanno dichiarato capace di intendere e di volere – ha fornito una nuova versione: «Quella pistola era lì da tre mesi», ha detto. Un`affermazione
che ha fugato ogni residuo dubbio sulla premeditazione della strage, ma che apre nuovi scenari sui quali fare chiarezza. Giardiello ha giustificato questa
tardiva dichiarazione – che ha spiazzato il difensore Andrea Dondè – con la volontà di non lasciare nei guai la guardia giurata sotto accusa per essersi fatto sfuggire quella pistola durante i controlli.
L`imprenditore sarà di nuovo interrogato su questo aspetto: «È doveroso
– spiega il pm Isabella Samek Lodovici – anche se dagli atti non emerge alcun riscontro». Giardiello ha sempre sostenuto di aver portato quel giorno la pistola in tribunale e le immagini delle telecamere sembrano confermarlo. La
nuova versione, secondo il magistrato, pare «un`ulteriore vendetta nei confronti delle persone che quel giorno sono state uccise».
Un`evidente allusione ai risarcimenti che dovrebbero essere stabiliti a beneficio dei familiari delle vittime in sede civile, una volta ricostruite
le responsabilità.
Vinicio Nardo, legale della famiglia Claris Appiani, non è sorpreso dalla condanna: «Me lo aspettavo anche prima, figuriamoci oggi dopo le sue dichiarazioni». E aggiunge: «Bisognerà ascoltare quello che racconterà e capire cosa c`è di vero. Ormai è passato un anno e mezzo e sarà più difficile avere riscontri anche se lui ha già detto che può fornire le prove». Alberta Brambilla Pisoni, madre dell`avvocato ucciso da Giardiello commenta: «Non è mai bello vedere la faccia di un uomo che viene condannato al carcere a vita. Ma sono sempre stata convinta che avesse portato la pistola tempo prima della strage. La sua ammissione è un primo passo verso l`umanizzazione».
Wilma Petenzi Giampiero Rossi