STRAGE TRIBUNALE: Tribunale, la pistola entrò schermata (La Repubblica)

LA REPUBBLICA

Tribunale, la pistola entrò schermata

Né falsi tesserini né metal detector rotti: all`imprenditore che lo scorso aprile uccise tre persone a Milano
per non fare suonare l`allarme bastò nascondere l`arma in una borsa sotto un computer portatile

MILANO. Non c`è stato alcun falso tesserino, nessun metal detector mal funzionante. Né, tantomeno, un addetto alla vigilanza distratto, convinto dall`aspetto distinto di un uomo sulla sessantina, apparentemente innocuo.
La mattina del 9 aprile scorso, per entrare indisturbato nel palazzo di giustizia di Milano, Claudio Giardiello, il cinquantasettenne imprenditore immobiliare
fallito, sembra aver utilizzato semplicemente uno stratagemma. Una precauzione che dimostra una preparazione minuziosa alla sparatoria
che avrebbe scatenato poche ore dopo il suo ingresso dall`accesso secondario di via San Barnaba. Prima aprendo il fuoco della sua Beretta automatica 7,65,
nell`aula dove si stava celebrando il processo alla bancarotta della sua -creatura, la Magenta immobiliare – andata a ramengo a colpi di soldi in nero e spese folli – uccidendo il suo ex avvocato, Lorenzo Loris Appiani e l`ex socio Giorgio Erba, e ferendo il nipote Davide Limongelli, infine, cercando e sparando due colpi nel suo ufficio contro quel giudice, Ferdinando Ciampi, che della Magenta aveva sancito il definitivo crac.

Giardiello, l`ex `conte Tacchia della finanza Brianzola, ha semplicemente nascosto la sua pistola all`interno di una ventiquattr`ore in pelle, sotto
un portatile. Lo ha raccontato lui stesso nel verbale fiume durato in tutto sette ore – reso mercoledì scorso ai magistrati di Brescia nel carcere di Monza.
E la dinamica è stata verificata sabato mattina all`ingresso del Tribunale di via San Barnaba. Una sorta di simulazione degli attimi precedenti la strage. Gli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri, su delega del procuratore capo bresciano, Tommaso Bonanno e del pm Isabella Samek Federici, si sono
presentati all`ingresso e hanno ripercorso il passaggio della pistola esattamente nei modi indicati nel suo interrogatorio dal
pluriomicida. Effettivamente, la luce in alto all`apparecchiatura, si accende, ma nel monitor dei vigilantes addetti alla sicurezza, appare solamente l`ingombro del personal computer, e della pistola non vi è traccia. L`allarme suona regolarmente, mai raggi X non mettono in evidenza corpi estranei sospetti. Così, il killer del Palazzo di giustizia di Milano, ha potuto mettere
in atto indisturbato la sua vendetta contro quelle persone che considerava, ha detto lui, la causa di tutte le mie disgrazie-. In aula, al terzo piano del Tribunale, è bastata una lite con il suo avvocato-che ha platealmente
rinunciato al mandato in udienza – a scatenare la sua furia omicida, che comunque era già stata premeditata.

Forse, quello compiuto sabato scorso, potrebbe essere uno degli ultimi atti dell`indagine bresciana, prima della richiesta del processo immediato. Le dichiarazioni di Giardiello, verificate e confermate, potrebbero escludere una leggerezza della guardia giurata in servizio la mattina della strage che ha dato il via libera al passaggio dell`ex immobiliarista, senza chiedergli di aprire la sua borsa.

Negli aeroporti, gli addetti ai controlli invitano i passeggeri al momento dell`imbarco, a estrarre i personal computer dalle custodie, proprio per evitare che possano nascondere qualcosa.

Al tribunale di Milano, fino al 9 aprile, non era mai successo. Il nuovo regolamento che sta definendo la. Commissione sicurezza, ora, dovrà tener presente anche questa variabile per garantire che certi episodi si riescano a prevenire nel palazzo disegnato dal Piacentini. Giardiello, ora, sembra sempre
più essere l`unico futuro imputato di un processo per omicidio plurimo, tentato omicidio e porto abusivo d`armi. Anche se, il suo legale, l`avvocato Andrea Donde, chiederà di poter far incontrare il suo assistito con un perito psichiatrico che possa valutare le condizioni del pluriomicida. SANDRO DE RICCARDIS EMILIO RANDACIO

 

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