TEMPI PROCESSI: La Ue: giustizia civile ancora lenta, poca fiducia nei giudici (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Il rapporto annuale. Bruxelles ha ribadito l’urgenza di modernizzare il nostro sistema giudiziario – Italia sola insieme a Cipro a non aver inquadrato i rapporti tribunali-stampa
La Ue: giustizia civile ancora lenta, poca fiducia nei giudici

BRUXELLES. La Commissione europea ha colto ieri l’occasione del quarto rapporto annuale sulla giustizia nei 28 paesi Ue per ribadire l’urgenza di modernizzare il sistema giudiziario italiano, che nonostante recenti miglioramenti rimane farraginoso, e ritenuto poco indipendente. La presa di posizione giunge a ridosso delle prossime raccomandazioni-paese che verranno pubblicate in maggio. Non si possono escludere nuovi richiami sulla situazione della giustizia in Italia.
Secondo le ultime statistiche della Commissione europea, relative al 2014, sono sempre necessari oltre 500 giorni per risolvere in primo grado una lite commerciale e amministrativa. Il dato è migliorato rispetto al 2013 e al 2012, ma è peggiorato rispetto al 2010. L’Italia è al terz’ultimo posto, prima di Malta e Cipro. Rispetto ad altri paesi, l’Italia ha pochi magistrati (poco più di 10 ogni 100mila abitanti), ma un gran numero di avvocati (circa 375 per ogni 100mila abitanti).
Il rapporto comunitario fa il punto anche della percepita indipendenza della magistratura italiana. Il 60% circa delle persone interpellate considera l’indipendenza dei magistrati «piuttosto o molto cattiva». La stessa percezione hanno le imprese. Peggio in questa categoria fanno la Bulgaria e la Slovacchia. Tra i Ventotto paesi dell’Unione, la giustizia è ritenuta la più indipendente in Danimarca e in Finlandia. A metà classifica si trovano paesi come la Francia e il Belgio.
Da qualche anno, ormai, la Commissione europea insiste perché i paesi modernizzino il sistema giudiziario. Nelle raccomandazioni-paese del 2015 questa preoccupazione era la terza su sei. Nel rapporto pubblicato ieri, l’esecutivo comunitario fa notare che l’Italia aveva promesso riforme nel campo dell’informatizzazione della giustizia, nel settore delle professioni legali e nel diritto processuale. Nel 2015, nei tre campi, gli annunci sono stati messi in pratica.
In una conferenza stampa, la commissaria alla Giustizia, Vera Jourova, ha riassunto la situazione italiana, notando «spazio di miglioramento per garantire qualità alla giustizia e una migliore comunicazione». Al tempo stesso, ha detto di «apprezzare gli sforzi del governo italiano». A proposito della percepita mancata indipendenza della magistratura, ha detto che questa potrebbe essere, almeno in parte, «un retaggio di tempi passati». Il riferimento è sembrato anche ai governi di Silvio Berlusconi.
Il problema dell’indipendenza della magistratura in Italia non riguarda tanto il rapporto dei magistrati con il governo quanto la commistione della magistratura con la politica. Nel Consiglio superiore della Magistratura, i magistrati sono rappresentati sulla base di correnti politiche. In questo contesto economico incerto e mentre alcuni governi hanno tendenze nazionaliste, la politicizzazione della giustizia è d’attualità anche in altri paesi, come la Polonia o l’Ungheria.
Infine, è da notare – in un momento in cui le intercettazioni telefoniche così come le fughe di notizie sulle indagini giudiziarie sono tema di dibattito politico – che Italia e Cipro sono i soli paesi che non hanno inquadrato in modo formale le relazioni tra i tribunali e la stampa. In 14 paesi sui 26 presi in considerazione, il sistema giudiziario si è dotato di figure di portavoce in primo grado, secondo grado e in Cassazione, dando loro precise linee-guida nei rapporti con i giornalisti. Beda Romano

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