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Tortura, Andrea Orlando: “Il vuoto normativo esiste, serve approvazione”
Il ministro della Giustizia ha incontrato Ilaria Cucchi che gli ha simbolicamente consegnato le oltre 200.000 firme raccolte grazie a una petizione su Change.org. “Mio fratello è diventato un simbolo. Con le firme porto la voce di tante persone che vogliono credere nelle istituzioni. Questo è solo l’inizio” ha detto la sorella di Stefano
“Un vuoto normativo esiste. Mi auguro di dare una risposta in tempi rapidi sull’approvazione, è una questione che dobbiamo risolvere anche nei confronti della Corte europea di Strasburgo”. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando sul r eato di tortura.
Orlando ha incontrato Ilaria Cucchi e l’avvocato della famiglia Fabio Anselmo per ricevere le firme raccolte con una petizione su Charge.org per l’introduzione della legge. La raccolta di firme in soli cinque giorni ha raggiunto 223.000 persone, ma l’obiettivo è 300.000. A pochi giorni dal 26 giungo, Giornata mondiale contro la tortura.
“Cerchiamo un testo equilibrato che garantisca l’operato delle forze dell’ordine. In ogni caso la maggior parte di loro non ha niente da temere – ha aggiunto Orlando -. Resta comunque un obbligo di carattere internazionale, perché oltre alle sanzioni che hanno un impatto concreto c’è un impatto di immagine sul nostro Paese. La raccolta firme è un tributo importante”.
“Lo stesso procuratore generale ha riconosciuto il caso di mio fratello come un caso di tortura”, ha detto Ilaria Cucchi, citando le ultime dichiarazioni al processo contro i medici, che si celebra alla Corte d’Assise di Appello di Roma. “Mio fratello è diventato un simbolo. Molti si sono riconosciuti in questa battaglia. Con le firme porto la voce di tante persone che vogliono credere nelle istituzioni. A nome loro mi sento dire che questo è solo l’inizio. Insieme riusciremo a raggiungere un risultato”.
Il ministro ha poi parlato con preoccupazione della direzione che sta prendendo l’Europa: “Nell’Unione esiste il rischio di regressione e questo mi preoccupa. In nome di una maggiore sicurezza molti paesi stanno rinunciando alla libertà dei singoli. Ad esempio noi in Italia il terrorismo l’abbiamo sconfitto nei tribunali non nelle caserme”.
“E’ chiaro che il corpo di Stefano parla – ha detto invece Anselmo – C’è bisogno un reato di tortura, ma purtroppo nel dibattito pubblico è spesso passato un concetto sbagliato: che chiedere questa legge voglia dire andare contro le forze dell’ordine. Ma non è così. Anche le Nazioni Unite da oltre vent’anni ci chiedono un passo avanti”.
L’avvocato poi evidenzia che il buco normativo si riscontra anche nei tribunali: “Esistono sentenze che riconoscono la tortura, ma cadono nel vuoto perché manca il reato, quindi non si possono attuare. La legge non è contro le forze dell’ordine, ma per loro e per i cittadini”, ha concluso Anselmo. Rita Rapisardi