AGI
Barellieri-cancellieri, rivolta nei tribunali. Ministero “saranno formati”
Roma – I dipendenti della Giustizia insorgono contro il fenomeno dei ‘barellieri diventati cancellieri’ e dal ministero di via Arenula viene l’assicurazione che saranno garantite “formazione adeguata, revisione dei profili professionali e dell’intera pianta organica del personale amministrativo” per smontare quella che viene definita “una polemica sterile e fine a se stessa”. In un’intervista all’Agi, la presidentessa della Associazione dipendenti della giustizia italiani (Adgi), Cinzia Pietrucci, ha denunciato le anomalie del trasferimento negli uffici giudiziari di quasi 350 persone provenienti da amministrazioni in via di smantellamento, come le Province e la Croce Rossa. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha inviato ai vertici dell’Organizzazione giudiziaria le linee di intervento con le quali favorire l’inserimento delle nuove risorse, reclutate “attraverso bandi di mobilita’ volontaria, mobilita’ obbligatoria e riqualificazione e che significano una importante immissione di nuove risorse dopo anni di sostanziale stagnazione”.
La cronica carenza di personale degli uffici giudiziari è fenomeno nazionale, che però assume proporzioni allarmanti a Roma. Se la scopertura media è del 20%, tra Piazzale Clodio e Viale Giulio Cesare si registrano picchi del 34%. Con conseguenze immaginabili per la durata dei procedimenti. L’idea di colmare i vuoti trasferendo personale da enti in via di smantellamento “rientra in una pessima strategia ministeriale”, denuncia un direttore amministrativo del Tribunale penale di Roma con trent’anni di carriera alle spalle.
Al palazzo di giustizia di Milano esplode il caso dei barellieri diventati cancellieri
E proprio la carriera è una delle note dolenti della vicenda che, da Milano a Palermo, scuote gli uffici giudiziari. In molto casi i 350 dipendenti di cui è stato disposto il trasferimento in procure e tribunali non ha il livello di istruzione richiesto dal concorso con cui sono stati assunti i ‘veterani’. Il rischio, insomma, è che la pressione di un lavoro svolto da personale numericamente insufficiente, venga alimentato dall’affiancamento con persone prive di qualunque formazione. Una certezza, più che un rischio, come testimonia il direttore amministrativo sentito dall’Agi. “Abbiamo pensato di mandare uno di loro in udienza, ma quando gliel’abbiamo chiesto ha risposto “a signo’, io c’ho la quinta elementare presa quarant’anni fa”. O un’altra, proveniente dalla Provincia, che ha chiesto stupita: “ma voi non vi fermate mai?”. No: non possiamo fermarci in uffici in cui quando non è in ballo la libertà personale si gestiscono comunque pratiche che possono determinare la rovina di una persona”.
L’iniziativa dei sindacati segna il passo e per questo è nata l’Adgi, “uno studio commissionato dal Comitato unico di garanzia all’università La Sapienza ha sancito che il livello di stress determinato dalla carenza di organico è insostenibile. Se a questo si aggiunge che la nostra amministrazione è l’unica a non aver avuto la riqualificazione con i corsi/concorsi previsti dal contratto del 1998-2001, si capisce con quanta frustrazione si lavori in questi uffici”. Il rischio è che all’esterno appaia come una guerra tra poveri e per questo Pietrucci assicura: “non abbiamo nulla contro queste persone, ma hanno una professionalità che non c’entra nulla con la giustizia. Se fossero stati formati dall’amministrazione centrale e messi in condizione di essere operativi, sarebbe stato un conto. Ma c’è anche da domandarsi quanta voglia di imparare possano avere persone con un’età media di 50 anni”.
Quello che ha fatto traboccare il vaso è il fatto che siano stati equiparati – grazie alle le tabelle della funzione pubblica – a personale che negli uffici giudiziari ha la laurea o quanto meno un diploma di scuola superiore. L’ormai celebre caso dei ‘barellieri diventati cancellieri’. “Siamo fortemente discriminati anche sul fronte pensionistico” spiega Pietrucci, “e i nuovi entrati con competenze bassissime e professioni che prima erano equiparate a operai, arrivano con un livello superiore a quello di gente che qui lavora da anni”.
Una mossa che scontenta tutti, insomma, e che non risolve il problema. A fronte dei 9.000 posti vacanti nella giustizia a livello nazionale, dice Pietrucci, tra mobilità volontaria e non, ne dovremmo incamerare 3.000, ma siamo ancora a meno di mille. Se nessuno vuole venire in questi uffici, un motivo ci sarà”.
Dal 1 settembre hanno preso servizio 344 persone, di cui 73 provenienti dagli ‘enti di area vasta’ e 286 dalla Croce Rossa Italiana. “L’equiparazione delle loro mansioni e profili e’ avvenuta ai sensi della normativa vigente” si legge in una nota del Ministero che sostiene di aver “gia’ programmato percorsi di formazione specifica.” “Con la direttiva firmata in questi giorni dal Ministro Orlando – continua il comunicato – al nuovo personale sara’ assicurata la piu’ idonea e adeguata formazione e cio’ sara’ fatto valorizzando le competenze dello stesso personale diffuse nei vari uffici sul territorio e facendo ricorso a piu’ innovativi ed agili strumenti di formazione. In piu’ saranno rivisti e rimodulati i profili professionali, riconsiderata la definizione di alcune mansioni e inserite nuove figure professionali attualmente non presenti nell’amministrazione della giustizia. Il tutto secondo un piano di linee di intervento – conclude la nota – dettato ai capi degli uffici giudiziari che completa efficacemente il complessivo quadro di disposizioni legislative in materia di personale gia’ avviato. Proprio per evitare che in udienza arrivi personale non all’altezza di starvi”. (AGI)