CORRIERE DEL VENETO
Giustizia lenta, il grande vertice
Toghe a Roma dal ministro Orlando
Carenza di magistrati e personale, il Guardasigilli riceve la Corte d’Appello, i sette procuratori e i sette presidenti di tribunale
VENEZIA Il mese scorso, parlando alla platea di autorità in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente distrettuale dell’Ordine degli Avvocati di Venezia Paolo Maria Chersevani aveva premesso: «Non ripeterò il grido di dolore che da anni risuona in queste aule, al capezzale di una giustizia forse irrecuperabilmente malata». Ma poi non aveva resistito a rivolgere una domanda sibillina: «Siamo sicuri di volere tutti una Giustizia efficiente?». Come se, soprattutto da parte della politica, qualcuno avesse interesse che la macchina dei tribunali veneti resti impantanata, come lo è ormai da anni.
La risposta, forse, la conosceremo tra poco. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha convocato un maxi vertice tutto incentrato sulla situazione in cui versano i tribunali veneti. A Roma sono stati chiamati il presidente della Corte d’Appello Antonino Mazzeo Rinaldi e il procuratore generale Antonino Condorelli; oltre a tutti i procuratori e ai presidenti dei sette tribunali, con i rappresentanti dell’Ordine degli avvocati. Sul tavolo dell’incontro, il «caso» rappresentato dalla nostra Regione: 40 magistrati in meno dei 415 previsti e 345 cancellieri mancanti sui 1.803 teorici. Dati allarmanti, visto che contiamo una toga ogni 13.105 abitanti, a fronte di una ogni 8.678 trentini o al rapporto uno a 5.136 molisani. Per questo, ora i massimi rappresentanti della Giustizia del Veneto si aspettano un intervento concreto (e rapido) da parte del governo: servono rinforzi per affrontare le migliaia di fascicoli che ogni anno piovono sulle scrivanie dei nostri giudici.
Era stato proprio il ministro Orlando, la settimana scorsa, ad ammettere che la Corte d’appello di Venezia e quella di Brescia «sono le due realtà che attualmente hanno la situazione più difficile». Un piano di intervento – almeno ai piani alti del ministero – c’è già, visto che il Guardasigilli confidava: «Stiamo studiando uno spostamento dei magistrati dal Sud al Nord. Ed entro maggio le procedure di mobilità porteranno altri 1.500 amministrativi nelle sedi che hanno anche meno del 25% di scopertura, come quelle venete». La maglia nera spetta a Treviso, che conta un giudice ogni 26.100 abitanti. A nessun altro tribunale in Italia va peggio di così. «La civiltà di un Paese si misura anche dalla sua capacità di garantire Giustizia ai propri cittadini. Ma con questi organici non si può offrire al nostro territorio la risposta che merita», ammette il presidente del tribunale di Treviso, Aurelio Gatto. Gli fa eco il suo collega di Vicenza, Alberto Rizzo: «Abbiamo un giudice ogni 23mila abitanti, a fronte della media nazionale di uno ogni 11mila. Fino a pochi mesi fa la carenza d’organico era del 44 per cento. Capirete che è come disputare una partita di calcio schierando solo sei giocatori. La mole di lavoro è enorme: ogni giudice ha oltre 800 fascicoli e abbiamo calcolato che per smaltire gli arretrati serviranno quattro anni, sempre ammesso che non si registrino nuove assenze di personale». La speranza è che il vertice porti in dono un adeguamento dei numeri. «La convocazione del ministro è una buona notizia – spiega il procuratore di Padova, Matteo Stuccilli – significa che gli appelli lanciati hanno sortito effetto. Il problema della carenza di organico è strutturale. Basti pensare che, attualmente, ogni sostituto procuratore si trova, ogni anno, a dover affrontare oltre mille nuovi procedimenti penali a carico di persone note».