MESSAGGERO VENETO
Ordini uniti e 6 mila firme per salvare il Tribunale
Ven. 15 – Sull’ampio tavolo ovale dell’Ordine degli avvocati, al primo piano del Tribunale, troneggia un voluminoso faldone. Non sono carte processuali, ma le firme raccolte in tutto l’Isontino per la sopravvivenza del Palazzo di Giustizia. Il presidente dell’Ordine, Silvano Gaggioli, ne fornisce il numero esatto: 5.842. Attorno a lui, gli altri presidenti degli Ordini professionali che si interfacciano con il Tribunale: Francesca Arcidiacono (notai), Pietro Zandegiacomo Riziò (ingegneri), Massimo Rocco (architetti), Luana Tunini (geometri), Mario Medessi (periti industriali), Angelo Lapovich (commercialisti) e Sandro Benigni (consulenti del lavoro).
La novità è proprio questa: il fronte comune che si è creato attorno a una battaglia che i legali, o addirittura Gaggioli stesso, novello don Chisciotte, sembrava portassero avanti in solitaria. «È un chiaro segnale rivolto ai politici – rileva – visto che a tutt’oggi non sappiamo quale sia la loro posizione, se si eccettua il movimento di Renzo Tondo, Autonomia responsabile, il quale ci appoggia dopo aver visto come si è ridotta Tolmezzo con la soppressione del tribunale. Ma gli altri? Silenzio. Con il caso paradossale del Pd dove la senatrice Fasiolo si batte a favore del mantenimento del Tribunale, mentre il suo collega Maran è favorevole all’accorpamento con Trieste».
Le firme saranno consegnate a Debora Serracchiani (più nella sua veste di vicesegretaria nazionale del Pd, precisa Gaggioli) ma anche a tutti i segretari politici dell’Isontino. La raccolta di firme è scaturita dalla relazione della commissione Vietti, con una bozza di disegno di legge delega che contiene la proposta di soppressione di alcune Corti di Appello e di non pochi tribunali. Gorizia (al massimo entro 2 anni) non avrebbe scampo. A meno che non si concretizzasse la richiesta di accorpamento con Palmanova: più magistrati e un bacino d’utenza di 250 mila abitanti, come Trieste (Udine ne ha 500 mila e Pordenone 480). «Così prevedeva la legge delega originaria, poi ribaltata – chiosa Gaggioli – dalla lobby udinese. Ma, se ci fosse la volontà, potremmo capovolgerla di nuovo. D’altra parte, l’area considerata non è forse la stessa dell’Arcidiocesi e dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina?».
Sottolineata anche la disponibilità di spazi per far posto alle strutture “palmarine”, che se fossero trasferite a Udine renderebbero necessaria addirittura la costruzione di un nuovo Tribunale da 30 milioni. Determinati gli interventi degli altri presidenti: «Noi tutti – ha rimarcato Arcidiacono – ci rapportiamo col Tribunale per lo svolgimento della nostra attività. E ricordiamoci che si tratta di servizi per i cittadini, che altrimenti dovrebbero, con molti disagi, recarsi altrove». Vincenzo Compagnone