LA PROVINCIA DI CREMONA
Tribunale di Crema, battaglia inutile
Il presidente delle Camere penali Maria Luisa Crotti denuncia i tempi biblici delle indagini condotte dalla procura di Cremona e minaccia lo sciopero degli avvocati. A stretto giro di stampa il procuratore capo Roberto di Martino replica che ha deciso di lasciare la magistratura perché alle ripetute richieste di personale e di risorse il ministero della Giustizia ha risposto picche. Gli utenti della giustizia, cioè i cittadini, assistono impotenti al botta e risposta tra i due, subiscono le lungaggini dei processi e si interrogano sui motivi che hanno indotto l’avvocatessa, fresca di nomina, a dare fuoco alle polveri.
E’ vero che il procuratore ha ripetutamente evidenziato la carenza di mezzi e uomini e che le sue richieste non sono state accolte. Ma è altrettanto vero che le pendenze e gli arretrati alla procura di Cremona sono minime rispetto ad altri uffici di province vicine e di dimensioni analoghe. Merito dei sei pubblici ministeri, compreso il capo, e del personale amministrativo ai quali va riconosciuta una produttività nettamente superiore alla media nazionale. Insomma, nel disastro generale della giustizia italiana, una macchina vecchia e arrugginita, pronta per la rottamazione, brilla di pallida luce propria il tribunale di Cremona.
Quanto alle ragioni che hanno indotto di Martino a lasciare la toga con quattro anni d’anticipo rispetto al limite d’età, ricordiamo che lo stesso procuratore annunciò nei mesi scorsi che se ne andava perché la magistratura era governata dai poteri forti. Fece questa affermazione in concomitanza con una promozione mancata; era la quarta ‘bocciatura’ di una brillante carriera che per volere del Csm inopinatamente terminava a Cremona. Delusione e amarezza del procuratore sono umanamente comprensibili. Meno apprezzabile è la decisione di lasciare l’incarico perché al ministero fanno orecchie da mercante: il comandante non abbandona la nave quando fa acqua, a meno che non si chiami Schettino.
Tanto più che lo sforzo di tutti i dipendenti della procura si è moltiplicato con l’unione del tribunale di Crema a quello di Cremona. La mole di lavoro è aumentata, il personale è rimasto lo stesso ma le pendenze restano quelle di sempre. E’ vero, servono uomini e mezzi, qui come in tutti gli uffici giudiziari italiani. Ma è strumentale il confronto tra le risorse stanziate per l’inchiesta e il processo sul calcioscommesse e quello che invece manca per le indagini ordinarie. E’ vergognoso che un processo per violenza su minore si trascini da quattro anni. Lo è per la parte lesa come per l’imputato e giustamente il presidente delle Camere penali ne denuncia la gravità. Ma la situazione non migliora togliendo mezzi al calcioscommesse o ai processi che hanno grande risonanza mediatica. E’ un sillogismo che non regge.
Perché a meno di un mese dalla sua nomina, il neo presidente delle Camere penali lancia una simile bordata? La risposta la fornisce l’irriducibile Ermete Aiello, l’ultimo avvocato cremasco asserragliato nella giungla cremonese, che ancora si batte contro l’accorpamento dei due tribunali. Sullo sfondo e all’origine della minaccia di sciopero degli avvocati, lanciata della presidente (cremasca) delle Camere penali, c’è l’anacronistica rivalità tra Crema e Cremona. E’ l’ennesimo pretesto (cremasco) per dimostrare che era necessario tenere aperto il tribunale di Crema. Qualcuno dovrà pur dire la verità, cioè che negli uffici di via Macallé prima dell’accorpamento avvenuto tre anni fa l’attività era crollata per tenere alte pendenze e numeri. Si voleva dimostrare che il volume dei fascicoli era tale da giustificare il mantenimento dell’autonomia e che ci sarebbero stati ritardi e disservizi con l’accorpamento dei due tribunali. C’è ancora chi lavora per dimostrare che quella tesi era fondata. Sono battaglie di retroguardia, come lo è quello sulla costituenda Area vasta. L’identità cremasca che esiste ed è storica, geografica ed economica non si tutela con iniziative inutili e strumentali come l’apertura di una sede distaccata dell’Amministrazione provinciale a Crema, avvenuta nel 1997, o il mantenimento di un tribunale. Ci si rifugia nel conservatorismo perché si è incapaci di costruire qualcosa di veramente utile per la gente e il territorio: opportunità di lavoro e servizi efficienti, a cominciare dai trasporti. Di questo passo, che è quello generale del Paese, siamo condannati a un declino inesorabile.