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Ankara, la paura nel campus universitario: «È in corso una caccia alle streghe indiscriminata»
Dopo il fallito golpe viaggio nel più importante Ateneo della capitale nel giorno più grave della persecuzione voluta dal presidente Erdogan contro gli intellettuali. Parla Metin Feyzioglu, docente universitario e presidente dell’Associazione Nazionale degli Avvocati
di Lorenzo Cremonesi, inviato ad Ankara
Visita al campus universitario più importante tra gli otto nella capitale, proprio nel giorno più grave della persecuzione voluta dal presidente Erdogan contro gli intellettuali. «Possiamo parlare soltanto con la promessa del totale anonimato. Non rischiamo più solo il posto e il salario, ma le nostre vite e quelle dei nostri famigliari», sussurrano un paio di universitari incontrati nelle facoltà umanistiche. Temono persino che siano rivelati i loro campi di ricerca. «Voi giornalisti stranieri non potete capire. Siamo precipitati in uno stato di polizia come nei fascismi europei tra le due guerre. I commissariati possono arrestare chiunque, senza i limiti imposti dal sistema giudiziario e dal parlamento. Il nuovo stato d’emergenza ci mette alla mercé degli uomini dei servizi d’informazione. Non ci sono garanzie per nessuno. La nostra unica salvezza sono anonimato e silenzio», dicono.
Le università sono semivuote di studenti in questo periodo di vacanze, seguito alla fine della sessione degli esami estivi. In compenso abbondano i professori. Fanno atto di presenza forzata nei loro uffici, ne approfittano per espletare qualche pratica burocratica, si portano avanti con i lavori per l’autunno. C’è come un’atmosfera d’attesa carica d’incognite per il futuro. Corridoi vuoti, le bacheche senza annunci dove normalmente sono segnalati i corsi, aule di lezione silenziose e invece docenti chiusi dietro le porte. «Ero in vacanza a Marmaris, non lontano dall’Hotel dove si trovava Erdogan con la famiglia la sera del golpe una settimana fa. Ho visto il caos, i rombi delle esplosioni, la guerra a poche centinaia di metri da noi. Pensavo, mi illudevo, fosse finita lì, con la notizia che il golpe era fallito, per fortuna. Ma poi è giunto l’ordine della sospensione dal lavoro per la grande maggioranza dei docenti universitari su volere diretto del gabinetto. Non so neppure se riceverò il prossimo stipendio. Ciò significa che sono abolite anche le ferie. Con la mia famiglia allora sono tornata a casa. La facoltà mi chiede di restare a disposizione. Tra poche settimane avrei dovuto recarmi a Bruxelles per un convegno internazionale. Ma per almeno tre mesi a noi docenti turchi è stato vietato di viaggiare all’estero», spiega una professoressa quarantenne.
Persecuzione degli intellettuali significa che il governo spara nel mucchio. I portavoce di Erdogan raccontano che i «golpisti» legati al suo ex alleato oggi rivale, Fethullah Gulen, hanno «penetrato» non solo gli apparati militari, ma soprattutto le scuole e il sistema educativo nazionale. Pare però non vi siano liste precise di «colpevoli» o «cattivi maestri». Ogni docente è automaticamente considerato sospetto. E dunque da investigare. «Una pura follia, una caccia alle streghe indiscriminata. E’ come se Erdogan e il suo gabinetto avessero paura di chiunque pensa con la propria testa», ci dice (questa volta con nome e cognome) Metin Feyzioglu 47enne docente di criminologia alla facoltà di Legge nella capitale e soprattutto presidente dell’Associazione Nazionale degli Avvocati.
«Siamo oltre 100.000 divisi in 76 sezioni locali, quella di Ankara dirige tutti», specifica. I numeri parlano da soli: a parte le decine di migliaia di soldati, ufficiali e generali arrestati o sotto inchiesta, il nuovo stato d’emergenza si scaglia contro giornalisti (ad almeno 34 è stato revocato l’accredito stampa), giudici, dipendenti statali e professori. Soprattutto questi ultimi: 15.000 funzionari del ministero dell’Educazione sono sospesi, 21.000 maestri e docenti di ogni ordine e grado hanno il mandato revocato sino a nuovo ordine, 1.577 rettori risultano dimissionati. «Vige l’arbitrarietà. L’esecutivo agisce in modo totalmente autonomo», denuncia Feyzioglu. Una presa di posizione coraggiosa la sua, visto i tempi che corrono. Si dice ben felice che il golpe