UE: Milano in pole position per il tribunale dei brevetti (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Proprietà intellettuale. Senza Londra Italia terza in Europa per numero di depositi
Milano in pole position per il tribunale dei brevetti

MILANO. Milano potrebbe diventare la prossima sede “centrale” del tribunale dei brevetti Ue.
L’esito del referendum britannico apre, infatti, nuovi scenari per una partita che, in realtà, non avevamo mai voluto giocare davvero, ma che oggi potrebbe essere molto più alla portata. Perché con Londra fuori dalla Ue, l’Italia salirebbe al terzo posto (dopo Germania e Francia), per deposito di brevetti annuali, che è uno degli aspetti (assieme all’appartenenza alla Ue e alle sentenze annualmente emesse in tema di proprietà intellettuale) decisivi per poter avanzare la propria candidatura.
Se ne è parlato ieri, al Politecnico di Milano, in un incontro tra magistrati e avvocati internazionali, coordinato da Marina Tavassi, presidente della Sezione Specializzata in materia di impresa del Tribunale di Milano.
Il tribunale per i brevetti Ue (sede unica per risolvere, con un’unica sentenza valida in tutta la Ue, i contenziosi di proprietà intellettuale) infatti dovrebbe essere ratificato (da almeno 13 Paesi tra cui Francia, Germania e Gran Bretagna) entro novembre per diventare pienamente operativo entro maggio 2017. A questo punto però, le cose rischiano di bloccarsi. Il Regno Unito non aveva ancora avviato l’iter. E, allo stato attuale, non può essere in cima alle priorità.
«Dopo Brexit – ha affermato Tavassi – Londra non potrebbe più, per protocollo istitutivo, essere una delle tre sedi del tribunale unificato e rimarrebbero solo quelle di Parigi e di Monaco».
Cambiare il protocollo per accordarle lo stesso il “privilegio”? «Difficile – ha sottolineato Giovanni Casucci (studio Bardehle Pagenberg) – perché poi bisognerebbe “giustificarsi” con Turchia, Svizzera e Norvegia, cioè gli altri Paesi che hanno aderito ma per la non appartenenza alla Ue non hanno potuto avanzare la propria candidatura».
« L’Italia – ha aggiunto Tavassi – ha competenze giuridiche, è la terza per deposito di brevetti e ha un tessuto manifatturiero rappresentativo. È importante che il Paese si attivi quanto prima per sostenere la candidatura di Milano, che ha già a disposizione 400 metri quadrati presso il tribunale di Milano».
Altro Paese che ci “tallona” per brevetti (soprattutto perché sede di holding) potrebbe essere l’Olanda.
«Lo scenario più ottimistico – ha sottolineato Wouter Pors, avvocato olandese di Bird & Bird – è che Londra esca dalla Ue ma resti nel sistema di brevetti europei. Perderebbe solo il tribunale. Se intende uscire e negoziare a parte un accordo anche sui brevetti, si blocca tutto, perché è uno dei 3 Paesi chiave».
Ma il problema è un altro. Londra è il polo di attrazione per i brevetti internazionali. E si era tenuta “Big Pharma”, cioè la sezione specializzata nei brevetti farmaceutici. Cinquanta contenziosi l’anno, ma i più redditizi.
Senza Londra le grandi multinazionali di Usa, Cina e Giappone potrebbero trovare più vantaggioso tutelarsi in alcuni selezionati Paesi (Gran Bretagna, Francia, Germania, magari Italia, cosa che sarà sempre possibile fare) senza utilizzare la nuova “copertura” Ue. In tal caso, l’intera architettura dei brevetti unitari nascerebbe nell’irrilevanza. L.Ca.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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