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Il ministro Orlando: una moneta virtuale per comprare beni «da fallimento»
Dal nostro inviato Andrea Biondi
Dom.26 – Convertire i crediti incagliati in una moneta virtuale con cui acquisire altri beni oggetto di procedura concorsuale. In questo modo non si rimane fermi, si diventa proprietari di beni anche senza attendere di essere pagati, a beneficio di tutto il sistema. Ci vorrà ancora «un annetto buono», ma intervenuto a Digithon – la “maratona di idee d’impresa” organizzata da Francesco Boccia, parlamentare Pd pugliese e presidente della Commissione Bilancio della Camera – il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha anticipato quello che rappresenterà «un salto di qualità per il progetto Common&Marketplace».
Dal Castello Svevo di Trani, intervistato da Antonello Piroso, il ministro della Giustizia parla così del progetto relativo alla creazione di «una moneta spendibile che potrà essere utilizzata da imprese e cittadini che abbiano crediti paralizzati nelle procedure concorsuali, compresi i fallimenti, attraverso l’istituzione di un mercato elettronico nazionale dove far confluire i beni invenduti nelle procedure e dove, allo stesso tempo, i creditori in attesa di liquidazione possano vedere i loro crediti trasformati in una moneta utilizzabile in tutte le aste disertate».
Il portale già esiste. La creazione di una moneta virtuale (servirà ovviamente l’approvazione della Banca d’Italia) però «consentirà di avvicinare il tempo del processo che, soprattutto nelle procedure concorsuali, può essere estremamente lungo, non solo in ipotesi patologiche, ma anche nella fisiologia del sistema, a quello del mercato, nella prospettiva di disincagliare liquidità e di favorire investimenti di capitali». Problema non da poco, visto che ci sono 200 miliardi di euro in crediti incagliati. E soprattutto dinanzi agli investitori esteri tutto questo non depone al meglio, anzi.
Certo, nel frattempo proprio grazie al digitale si sono fatti passi avanti importanti. «Siamo l’unico Paese in Europa che ha informatizzato il processo civile e questo credo sia un punto di partenza importante per arrivare a un’informatizzazione integrale del settore Giustizia». E proprio grazie all’informatizzazione la mole di cause pendenti è diminuita: «Nel 2010 c’erano 6 milioni di cause pendenti nei tribunali civili italiani, eravamo penultimi in Europa. Adesso siamo a metà classifica, allo stesso livello della Francia».
Allo stesso tempo è però anche vero che la digitalizzazione stessa ha scavato differenze anche profonde fra i vari tribunali. «E chi era in coda quanto a performance si è trovato in cima alla classifica». Oggi, ha spiegato Orlando, «abbiamo 12 tribunali, sui 135 esistenti, che farebbero invidia alle migliori strutture europee. Altri 30-40 sono tuttavia in condizioni difficilissime».
La partecipazione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a Digithon è stata l’occasione per parlare anche di politica oltre che di digitale. Rispondendo alle domande dei giornalisti ha detto che «la direzione nazionale del Pd di venerdì è saltata ufficialmente per la Brexit, perché il presidente del Consiglio si trova ad affrontare un passaggio non banale e credo fosse giusto che dedicasse la sua attenzione a questo problema». Quanto ai problemi del Pd il ministro ha chiuso dicendo che «ci sono, ma ne parleremo venerdì».
Dal referendum inglese a quello costituzionale che si svolgerà a ottobre il passaggio è stato inevitabile. «Se non arriviamo in fondo questa volta, sarà difficile farlo tra 4-5 anni. Questo assetto istituzionale – ha aggiunto – dura dal 1948, dopo la guerra. Il bicameralismo perfetto non è più compatibile con i tempi odierni ed e’ al centro della discussione da fine anni 70. Questo non è un derby né una vicenda da caricare di qualcosa che impallerebbe il buon funzionamento della nazione. Non è una questione tattico-contingente, questa è una cosa che riguarda tutti e riguarderà – ha concluso – più le generazioni future che quelle chiamate a votare ora».