IL MATTINO
Pochi magistrati e personale impreparato
aperti 45mila fascicoli del secolo scorso
Un milione di cause a rischio risarcimenti per durata eccessiva
Campania e Sicilia maglia nera
sab. 18 – La bomba è deflagrata tre giorni fa a Reggio Calabria, dove tre presunti ndranghetisti condannati in primo grado e in appello sono incredibilmente tornati in libertà.
Il motivo? A undici mesi dalla pronuncia della sentenza, la corte d`appello
non aveva ancora depositato le motivazioni. Niente carte in Cassazione, termini scaduti e liberi tutti. Liberi tutti in una terra, la Calabria, che vanta il record di comuni sciolti per infiltrazione mafiosa. Sarebbe facile attribuire la sciagura alla folkloristica indolenza meridionale. Ma il punto è che la bomba scoppiata sullo Stretto, è solo una delle molte migliaia pronta ad esplodere in tutte le aule giudiziarie d`Italia. I nostri tribunali sono ormai vere e proprie polveriere dove la lentezza dei processi, gli arretrati, i vuoti d`organico e il personale carente – e talvolta incompetente, fibrillano ogni giorno in una miscela di guasti, sperperi e ingiustizie che vanificano gli enormi sacrifici
dei magistrati più zelanti e volente rosi.
Lo stato di crisi è stato messo nero su bianco dalla libera approvata tre giorni
fa dal plenum del Csm e poi inviata al ministero della Giustizia: l`organo di autogoverno ha chiesto «di indire con urgenza procedure concorsuali straordinarie per reclutare un consistente contingente di personale amministrativo».
Di recente nel civile i processi pendenti hanno registrato secondo i dati del
ministero della Giustizia, una riduzione del 20 per cento. È vero. Ma il carico totale degli arretrati cumulati nei nostri Tribunali ammonta alla mostruosa cifra di quasi nove milioni di procedimenti (per l`esattezza 8.820.826): 5,2 milioni di processi civili e 3,5 milioni di processi penali.
Un`autentica emergenza, scrive Palazzo dei Marescialli, che per essere fronteggiata richiede l`afflusso di mille nuovi magistrati per che vadano a colmare i vuoti d`organico. Ma per tentare di raddrizzare la barca, prima che affondi, occorre anche e soprattutto nuovo personale amministrativo qualificato, capace di porre rimedio a «mostri», sottolinea il Csm, come «le false pendenze in alcuni uffici giudiziari frutto di un organico insufficiente»
o peggio di personale «che non è in grado di inserire correttamente
gli esiti definitivi dei processi».
Un mix di incompetenza e superlavoro, che trova una delle più avvilenti conseguenze nel «vecchio che avanza». Secondo il censimento che ne ha fatto via Arenula nell`ambito del progetto Strasburgo 2, nato con l`obiettivo di frenare la crescente mole di risarcimenti legati all`eccessiva durata delle cause ex legge Pinto, sono 120mila i procedimenti civili che dovevano essere smaltiti entro maggio di quest`anno. Un buco nero che vede spiccare quelle 45mila cause vintage che risultano aperte nel `900 e che a tutt`oggi restano inevase. Secondo la road map del ministero, onde limare l`entità di possibili esborsi a sei cifre legati all`eccessiva lunghezza dei processi, i fascicoli in questione dovrebbero essere immancabilmente azzerati entro fine anno.
A rischio risarcimento sono un milione e 100mila procedimenti, i132 per cento di quei tre milioni e mezzo di processi ancora aperti che gravano sui conti pubblici come una spada di Damocle. Tradotti in moneta sonante valgono almeno 750 milioni di euro in indennizzi. Ma mettere ordine nelle 45mila pendenze del secolo scorso, è un`impresa per temerari. In teoria, i numeri sono chiari. Nell`area Sicid, che raccoglie i contenziosi classici, risultano pendenti nel database di via Arenula 7.026 provvedimenti,
mentre nell`area Siecic, che cataloga fallimenti, esecuzioni immobiliari
e mobiliari, ci sono in stand by 37.506 procedimenti. Nella pratica però, il passaggio dal vecchio sistema informatico, il Re. Ge, al nuovo, chiamato, Sicp ha prodotto molti inconvenienti nella migrazione dei dati. Come segnalato dalla corte di Appello di Torino, molti procedimenti che risultavano chiusi nel vecchio software, erano aperti nel nuovo applicativo.
Al netto di questo caos, e di un Sicp definito «lento e farraginoso» dai magistrati di Torino che lamentano anche una scarsa formazione specifica per il suo utilizzo, i tribunali più indietro nelle cause fallimentari risultano concentrati soprattutto in Sicilia. Da Palermo (2.521) a Catania (2.426, di cui tre degli anni 60, 27 degli anni 70, 562 targati anni 80), passando per Siracusa (1.099), Ragusa (859), Messina (676), Marsala (599), Barcellona Pozzo di Gotto (420), Caltanissetta (373), Enna (368), Caltagirone (345), si
contano 10 mila fascicoli, ossia un terzo del totale. Nell`ambito dei contenziosi tipici la maglia nera spetta invece alla Campania, con Salerno e Napoli a guidare la classifica degli arretrati del secolo scorso. La maggior parte delle pendenze risale agli anni 90, ma a Taranto non mancano tre cause degli anni 60, 18 degli anni 70 e 577 degli anni 80.
In alcuni fascicoli ancora aperti a Cagliari, Foggia, Roma, Tempio Pausania e
Verbania, specialità contenzioso classico, si respira la mitica aura del rock`n
roll, De Gasperi e Marilyn Monroe, con cause pendenti che risalgono agli anni
50. E i tempi di Elvis, il Che e Mao-Tse Tung sono ancora attuali a L`Aquila, Reggio Calabria e Santa Maria Capua Vetere, nel settore fallimenti. In casi come Verbania, Tempio Pausania, Santa Maria Capua Vetere, i tribunali hanno smentito: si sarebbe trattato di date fittizie usate per catalogare i fascicoli che venivano dai piccoli tribunali annessi. In altri casi ci sono state contestazioni. Ma in altri non è mai giunta smentita. Tra dubbi e perplessità, spicca tra i fossili giudiziari quello conservato al Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere, dove il 9 luglio del 2015 si è tenuta la sessantottesima udienza, ma non definitiva, di un procedimento cominciato nel 1979. A completare il quadro dei fascicoli old fashion, quelli lasciati in eredità dalle defunte preture, e una indefinibile quantità di «falsi positivi», vicende giudiziarie concluse, che per errore di chi carica i dati affastellano i pc di dati non veritieri, anche a causa della scarsa formazione del personale ricordata
poc`anzi. E insomma in corso una drammatica guerra di numeri. Ma il
caos, nei tribunali al collasso, impera sovrano. Come ricorda il capo dipartimento dell`organizzazione giudiziaria Mario Barbuto, nella sua relazione su Strasburgo 2, l`Italia è frattanto scivolata al 160° posto de12013 (su 188 Paesi), nella classifica della World Bank che tiene conto della durata media di una causa commerciale.
Nella capitale servono in media 1.210 giorni: numeri che guardano aPae si come Guinea, Gibuti, e Congo. Ci si può meravigliare se poi sono in pochi a voler investire da noi? Francesco Lo Dico