LA REPUBBLICA
Dopo il primo sì alle coppie di fatto cinque sentenze per la stepchild
ROMA – Sempre di più. Come se i tribunali avessero accelerato i tempi. Cinque sentenze in due mesi, di cui una “storica”, almeno per l’Italia. Ossia l’adozione definitiva del figlio del partner in una coppia di maschi gay. Impensabile, soltanto un anno fa. Il padre, non biologico, che diventa genitore del figlio avuto dal suo compagno con la maternità surrogata in Canada. Papà e papà felicissimi. È così: da quando è stata bocciata in Parlamento, il 25 febbraio scorso, la stepchild adoption è diventata una realtà sempre più radicata, dentro e fuori le aule di Giustizia. Venti sentenze in un anno e mezzo, e poi un’accelerazione. Quasi ci fosse l’urgenza di dare ai figli delle coppie omosessuali dei diritti che, difficilmente, diventeranno legge in tempi brevi.
Con il paradosso che mentre la legge sulle unioni civili verrà approvata grazie anche allo stralcio dell’articolo sulla stepchild adoption, una coppia di padri (mentre infuriava la polemica su Tobia, il figlio di Niki Vendola e del suo compagno) e quattro coppie di madri, sono diventate “famiglia”. Addirittura, con l’adozione incrociata dei figli, così come è avvenuto a Roma e a Napoli tra marzo ed aprile. Utilizzando, semplicemente, l’attuale legge sulle adozioni, all’articolo 44, là dove si prevedono i “casi speciali”. Raccontano Marina e Nadia, mamme di due bambini di 4 e 7 anni, in attesa di giudizio: «La nostra sentenza è stata impugnata, aspettiamo l’appello. Cerchiamo di fare una vita normale, la scuola, i compiti, i giochi, i nonni. Ma l’ansia c’è… Il primo maggio a Milano alla festa delle Famiglie Arcobaleno eravamo in migliaia, gay ed etero, c’erano gli amici dei nostri figli, le maestre, come può il Parlamento pensare di ignorarci ancora?».
Appunto. La legge non c’è, ma la stepchild si diffonde a macchia d’olio. Roma, Napoli, Torino, Milano, Firenze. Riconoscimenti di adozioni, trascrizioni, addirittura sentenze favorevoli alla “madre sociale” nella maternità surrogata. «Non ho fatto altro che applicare le norme esistenti. Di fronte al bene supremo per un minore di avere due genitori, non possono esistere discriminazioni di sesso», ha più volte spiegato la giudice Melita Cavallo. Ex presidente del tribunale per i minori di Roma, Cavallo è autrice di ben 14 sentenze di stepchild adoption di coppie gay. Compresa quella dei due papà, per la quale è stata denunciata da quindici parlamentari, Giovanardi e Gasparri in testa.
A Napoli, Giuseppina La Delfa, fondatrice delle Famiglie Arcobaleno, e la sua compagna Raphaelle Hoedts, hanno ottenuto il 5 marzo scorso, dalla corte d’Appello, la trascrizione dell’adozione reciproca dei loro figli già avvenuta in Francia. Con il risultato che oggi, per ognuna delle due, è scattata l’adozione legittimante del figlio dell’altra, cioè addirittura un passo oltre la stepchild adoption. Del resto i giudici minorili di tutta Italia l’avevano scritto a chiare lettere in un appello lanciato dal sito “Articolo 29”. In oltre 700, tra magistrati e avvocati, avevano chiesto ai senatori di non stralciare dalla legge sulle unioni civili la stepchild adoption. Facendo capire, comunque, che loro, i bambini li avrebbero tutelati comunque.
Ed è quello che sta accadendo, sottolinea Sara Menichetti, avvocata romana che ha curato la causa dei due padri gay. «Ormai la diga è aperta, sempre più tribunali si aprono ai diritti E in tutta Europa esiste già una giurisprudenza enorme su casi come i nostri. Proprio per questo penso che non sarà difficile per le famiglie omosessuali impugnare a Strasburgo la legge sulle unioni civili».
Uno scenario probabile. Assai simile a quanto accaduto con la legge 40 sulla Fecondazione Assistita. «Le nostre vittorie sono però appese ad un filo», avverte però Marilena Grassadonia, leader delle Famiglie Arcobaleno, e mamma insieme a sua moglie Laura Terrasi (sposate in Spagna) di tre bambini: il primo, 8 anni, figlio di Marilena, e gli altri due, gemelli, di tre anni, figli di Laura. Laura e Marilena hanno ottenuto, tre giorni fa, la sentenza di adozione definitiva e incrociata dei figli dell’una e dell’altra. «Per la nostra famiglia è stata una grande gioia, sapere che i nostri bambini oggi hanno due madri, anche per legge, davvero scalda il cuore, e ci fa dormire più tranquille. Ma questo non basta, noi siamo state fortunate, però senza un quadro legislativo le nostre famiglie sono appese al giudizio insindacabile dei giudici, che possono anche respingere la stepchild adoption, come purtroppo è già accaduto in diversi tribunali. Senza contare che i nostri bambini, con questo tipo di adozione, hanno due mamme, ma non diventano fratelli tra di loro…». Insomma, la strada resta stretta. Grassadonia rilancia: «Noi andiamo avanti. E chiederemo al Parlamento di poter riconoscere i nostri figli alla nascita. Non siamo genitori di serie B». MARIA NOVELLA DE LUCA